Con una voce che suona immediatamente familiare, il nativo della Georgia Vincent Mason offre una rilettura fresca del racconto country in ‘There I Go’, il suo album di debutto autentico e coinvolgente.
Ascolta in streaming: ‘There I Go’ – Vincent Mason
Prima che Vincent Mason salisse sul palco, era uno studente universitario di 19 anni che scriveva canzoni nella sua stanza per passare il tempo durante la pandemia, incerto che qualcuno le avrebbe mai ascoltate.
«Mio padre è una persona diretta. Mi disse: “Se sei scarso, te lo dirò”. Così, gliene ho finalmente suonate un paio», ricorda Mason. «E lui ha detto: “In realtà c’è qualcosa. Dovresti continuare.”»
Quell'approvazione semplice ha cambiato tutto e lo ha portato al suo album di debutto There I Go (in uscita il 7 novembre). È un altro traguardo importante per il giovane artista country la cui carriera comprende già una partecipazione allo Stagecoach, l’apertura per Gavin DeGraw e una recente esibizione di “Hell Is a Dance Floor” al The Kelly Clarkson Show.
There I Go – Vincent Mason
Attraverso 14 tracce, Mason mette in mostra la sua capacità di narratore naturale, con una voce calda e consumata come un paio di jeans preferiti. Ha co-prodotto l’album con Jake Gear (che ha lavorato con alcuni dei più affermati autori country) e ha co-scritto tutte le canzoni tranne una, collaborando con la Songwriter of the Year dell’ACM Jessie Jo Dillon, il candidato al Grammy Geoff Warburton e il country-rocker Chase McDaniel.
Autodefinitosi perfezionista, il cantautore di 24 anni si è preso il suo tempo per creare una prima impressione indelebile, con sottili omaggi agli artisti con cui è cresciuto, come Maroon 5, Jack Johnson e John Mayer.
Ricordando le prime Kacey Musgraves e Parker McCollum, There I Go si snoda tra i racconti tipici di ambizione giovanile, scoperta di sé e una sana miscela di canzoni sul “partire” e sull’essere “lasciati” – seppur da una prospettiva sorprendentemente matura. Un buon esempio è “Sit With It”, una ballata riflessiva che ti costringe a sentire pienamente il dolore invece di anestetizzarlo o superarlo in fretta.
«Ho scritto molte canzoni sul cuore spezzato, ma questa sembrava diversa», dice Mason. «Invece di uscire a bere per dimenticare, ho pensato che stavolta me ne sarei stato a riflettere. E quella è diventata la canzone.»
Vincent Mason © David Higgs
Molte delle sue canzoni nascono da piccoli momenti quotidiani. “Good Run”, per esempio, è stata ispirata da una frase che la sua crew dice alla fine di ogni tour.
«Tutti dicono: “Ok, buona corsa, ci vediamo presto”», dice. «Stavo facendo il bucato, pronto a ripartire, e le parole sono venute fuori. Il mio produttore mi ha detto di non completarla. Ha detto: “Dice così tanto con così poco.”»
Altri brani toccano il suo percorso personale. “Days Are Numbered” include la frase “a thousand tickets better turn it up to ten,” riferendosi al suo sogno di esibirsi con il tutto esaurito.
«Quando avevo 19 anni, mille biglietti erano il mio sogno», dice. «Era quello che facevano Parker McCollum e Riley Green allora. Pensavo fosse la cosa più figa di sempre.»
Vincent Mason © David Higgs
Il brano autobiografico che dà il titolo all’album, “There I Go”, riflette il ragazzo “tranquillo e un po’ timido” cresciuto a Roswell, in Georgia. Crescere nello stato del sud – patria di pesi massimi del country come Alan Jackson, Thomas Rhett e Luke Bryan – ha modellato il suo suono e il suo approccio alla musica.
Dopo aver capito che la vita universitaria all’Ole Miss non faceva per lui, Mason ricevette una spinta non proprio gentile da parte di sua madre per inseguire il suo sogno e trasferirsi a Music City.
«Ho detto ai miei genitori che non mi sentivo entusiasta di tornare», dice. «Pensavo di voler trasferirmi a Nashville e scrivere canzoni. Ho fatto un passo indietro e ho detto magari dopo un altro anno. Ma mia madre ha detto: “No, l’hai detto, quindi devi farlo ora.”»
Nel giro di pochi giorni, si è trasferito alla Lipscomb University di Nashville, entrando nel suo nuovissimo programma musicale appena sei giorni prima dell’inizio del semestre.
«Sembrava una cosa voluta da Dio», dice. «Non potevo più ignorarla.»
Ora, Mason è pronto a dimostrare che aver tentato la sorte è valsa la pena per l’adolescente timido che è passato dal scrivere canzoni nella sua stanza a calcare palchi nazionali e ambire a passare da “mille a dieci.”
«Pubblicheremo questo album, e poi saremo headliner di nuovo da gennaio a maggio», dice. «Fare da apertura per grandi tour è fantastico, ma non c’è niente come quando la gente canta ogni canzone.»
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“Damned If I Do” – Vincent Mason
Vincent Mason © Patrick Tracy
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© Patrick Tracy
un album di Vincent Mason
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