Per chiunque abbia familiarità con il precedente disco di SASAMI, "Squeeze" del 2022, il giro di vite del cantante sul suo follow-up potrebbe sorprenderti un po ‘alla sprovvista. Mentre il thrashing nu-metal e sludgy industrial sonics che punteggiava il suo secondo rilascio sembrano essere una cosa del passato, su 'Blood On The Silver Screen' il polymath musicale si ritrova ad entrare amore vibrante, vivace capitolo pop. Un'artista che è sempre sembrata concentrata sul mutaforma, non sorprende che indossi bene questa nuova visione, canalizzando lo spirito coraggioso e fiducioso del genere attraverso le tredici tracce dell'album. Prendete l'apripista“Slugger” ("Chiunque abbia detto che è meglio aver amato e perso / Che non aver amato affatto / Dovrebbe stare zitto per sempre", quasi impassibile), con il suo cenno di Dolly Parton e il coro contagiosamente ballabile; il melodramma scintillante di "I'll Be Gone" indebitato degli anni ‘80; o l'oscuro, club-driven’ Possessed‘, una traccia che non sarebbe fuori posto nel prossimo progetto di Caroline Polachek. Ma allo stesso modo, ci sono ancora momenti in cui la SASAMI di old alza la testa, sia attraverso le chitarre squallide che aprono ‘Love Makes You Do Crazy Things’, o le grungey inflessioni della traccia di chiusura ‘The Seed’, un'offerta slinking e ipnotica che presto lascia il posto a un coro gloriosamente thrashy. SASAMI sfiderà quelli al tavolo superiore di pop per i loro posti in qualunque momento presto? Forse no, ma questa ultima metamorfosi si sente rinvigorente sia per il genere, sia per la cantante stessa.
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Quest'ultima metamorfosi si sente rinvigorente sia per il genere, sia per la cantante stessa.