Nel silenzio, Bon Iver ritorna – non con un ruggito, ma con un sussurro riverente che si trasforma in qualcosa di luminoso. 'SABLE, fABLE' non è solo un album, ma una resa dei conti raccontata a due voci: una radicata nella fuliggine e nell'ombra della riflessione, l'altra che fiorisce con la fragile luce del rinnovamento. Attraverso queste canzoni, Justin Vernon traccia l'arco della trasformazione, dalla brace solitaria al calore condiviso, creando un arazzo di perdita, amore e il tranquillo miracolo di ricominciare. È musica che non richiede di essere ascoltata-ti invita a appoggiarti, a sentire, a ricordare.
Streaming: 'SABLE, fABLE' - Bon Iver
Per un artista così spesso associato all'isolamento e alla resa dei conti interiore, SABLE, fABLE di Bon Iver sembra una mano tesa.
Questo quinto disco-sei anni di lavoro – vede Justin Vernon tornare sul terreno emotivo che ha reso For Emma, Forever Ago un classico, ma armato ora di qualcosa di molto più fragile e prezioso: Hope.
Pubblicato da Jagjaguwar, SABLE, fABLE è più di un semplice album: è un dittico, una riflessione e una risoluzione. Il primo capitolo, SABLE, pubblicato come EP alla fine del 2024, era un cupo preludio, tre canzoni di tristezza cavernosa e ricerca dell'anima. La seconda metà, fABLE, completa la storia con nove tracce che si estendono verso l'alto, verso la luce, la gioia e la connessione umana. Insieme, formano un arco narrativo diverso da tutto ciò che Bon Iver ha fatto prima: L'ustione controllata e la ricrescita.
SABLE, fABLE-Bon Iver
Cominciamo dall'inizio. SABLE è crudo. È la capanna nel bosco, è la brace tremolante del rimpianto e della confusione. Arriviamo a "THINGS BEHIND THINGS BEHIND THINGS", un sussurro di una canzone che in qualche modo dice più nella sua moderazione di quanto la maggior parte dei dischi faccia in un'ora. È il suono di un uomo di nuovo solo, ma non più solo.
Mi beccano a guardarmi allo specchio sul normale
E quello che vedo lì assomiglia a qualche concorrente
Vedo le cose dietro le cose dietro le cose
E ci sono anelli dentro anelli dentro anelli
Poi, arriva "S P E Y S I D E", con i suoi nostalgici pizzichi di chitarra e l'inconfondibile falsetto di Vernon, che ricorda tutto il 2008. “Non posso riposare su nessuna dinastia", grida, dolorosamente consapevole di sé. È una confessione inquietante, il suono di un uomo che affronta il suo mito.
Al contrario, la “STAGIONE DEI PREMI " è un raro momento di fuoco: piena di trombe e di energia ansiosa, agisce come una purga culminante, una necessaria fiammata prima che il disco possa veramente stabilirsi in pace.
Voi aveste preso
Tutto via il mio dolore
Beh, come potrei mai ringraziarti?
Ero stato ricevuto
Ma sono uno zibellino
E, tesoro, noi la favola
Hai detto che non eri in grado
Che non è reprieved
Oh, ma forse le cose possono cambiare
Cosa può la cera può calare
Le cose possono essere riprodotte
E se è lo stesso
Oh, prendi la mia mano
E dai la colpa a te
E lascia che si lavi via
Con te resterò
Bon Iver 'SABLE, fABLE' © Graham Tolbert
Ma non fatevi ingannare. Quella malinconia non è altro che la pulizia dello spazio. Con fABLE, i fiori sbocciano.
La transizione è segnata da "Short Story", un ponte breve ma fondamentale che collega il passato al presente, il dolore all'estasi. Da lì, SABLE, fABLE si solleva in un territorio emotivo caleidoscopico-infuso di vangelo, appoggiato all'anima, ritmicamente fresco. Vernon, insieme al co-produttore Jim-E Stack, fonde il DNA folk di Bon Iver con nuove forme e texture: Trip-hop breakbeat, accordi Wurlitzer impiombati, luccicanti pedal steel e esplosioni di sassofono che non urlano tanto quanto espirano.
In "Walk Home", chitarre vaporose e nastro analogico warble supportano un testo sul desiderio condiviso che è straordinariamente tenero: "Voglio sapere dove ti svegli.”
Uno dei risultati più potenti dell'album è il modo in cui evita le distrazioni costellate di stelle delle passate collaborazioni di Vernon. Sono finiti i giorni di Kanye e Swift. Invece, SABLE, fABLE accoglie contributi sottili e strutturati da spiriti affini-Dijon, Danielle Haim, Flock of Dimes, Jacob Collier, mk.gee, e Kacy Hill-ognuno eleva le canzoni senza mai sopraffare la visione di Vernon. Non si tratta di scala; si tratta di intimità.
"Day One", con Dijon e Flock of Dimes, è un pezzo forte, una canzone che sembra un organismo vivente. Le chiavi sfrecciano dentro e fuori come raggi di luce solare, mentre Vernon canta di identità e devozione: “Non lo so chi sono senza di te."È un'ammissione devastante e sincera, che trasforma la vulnerabilità in risoluzione.
Poi c'è "From", una ballata gospel implorante e implorante (e la recente scelta dell'editore Atwood) che ti spezza il cuore e lo ricostruisce in quattro minuti. "Posso vedere da dove vieni", canta Vernon, con la voce tremante di umiltà. L'onestà qui è penetrante - queste non sono le riflessioni di un uomo perduto, ma di uno che ha trovato chiarezza nell'amore, che ora sa cosa vuole e quanto duramente è disposto a lavorare per questo.
"If Only I Could Wait", un duetto con Danielle Haim, potrebbe essere il fulcro emotivo dell'album (evidenziato su Atwood Magazine). Scritta durante una tempesta di neve nello studio April Base di Vernon, la canzone è delicata ma imponente, una testimonianza della pazienza e della stanchezza che può venire dal desiderio di qualcuno che non sei ancora sicuro di meritare. Le corde di Rob Moose cullano la melodia in strati gossamer, mentre Haim offre una performance che è allo stesso tempo stanca e saggia.
Bon Iver e Danielle Haim in “If Only I Could Wait”: LA CANZONE DI OGGI ::
Bon Iver 'SABLE, fABLE' © Graham Tolbert
C'è un nuovo calore in fABLE – un senso tattile di vicinanza che brilla in brani come “Everything Is Peaceful Love” e “There's a Rhythmn."Quest'ultimo in particolare sembra una dichiarazione di tesi: sì, il dolore indugia, ma c'è un altro modo. La crescita non è lineare, e Vernon lo sa intimamente ora. Anche nella sua forma più euforica, non dimentica mai le ombre che lo trascinavano qui.
La cosa forse più sorprendente di SABLE, fABLE è quanto poco Vernon sembra preoccuparsi di spingere i confini solo per il gusto di farlo. La titolazione numerica densa e auto-sintonizzati fiorisce di 22, Un milione sono andati. Al loro posto c'è qualcosa di più onesto, più radicato: non la regressione, ma la raffinatezza.
Questo è Bon Iver in widescreen. Non massimalista, non minimalista-solo umano. La sperimentazione glitchy non è andata del tutto, ma è riproposta, fatta per servire la storia piuttosto che distrarre da essa.
Bon Iver 'SABLE, fABLE' © Graham Tolbert
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Questa è la magia di SABLE, fABLE: rivela che Vernon non ha mai smesso di scrivere storie di fantasmi.
Ma ora, invece di scappare da loro, cammina al loro fianco. Ha trasformato l'oscurità in disegno e ha trovato un modo per dire la sua verità senza nasconderla nella distorsione o nel mito.
Cosa ci lascia questo album? Una lezione, opportunamente. Che possiamo tornare ai nostri inizi ed emergere di nuovo, che la guarigione è circolare. Che le favole non sono fiabe – sono roadmap, piene di deviazioni e chiarezza conquistata a fatica.
Con SABLE, fABLE, Bon Iver non si limita a recuperare il suo passato, lo ridefinisce. E così facendo, Justin Vernon ha realizzato l'album più emotivamente generoso e musicalmente soddisfacente della sua carriera.
Mentre Vernon canta nella traccia finale, " C'è un ritmo da reclamare."E reclamarlo lo fa-delicatamente, brillantemente, completamente.
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Foto di Graham Tolbert
:: Flusso Bon Iver ::
Lucy Kruger & The Lost Boys prosperano negli spazi tra paesaggi sonori, ora scavando nella complessità del rumore e del silenzio con “Reaching.”
Gemma Laurence esamina il dolore, come ci modella e come procediamo nel suo singolo stravagante e popolare, “Bloodlines.”
Nel silenzio, Bon Iver ritorna – non con un ruggito, ma con un sussurro riverente che si trasforma in qualcosa di luminoso. 'SABLE, fABLE' non è solo un album, ma una resa dei conti raccontata a due voci: una radicata nella fuliggine e nell'ombra della riflessione, l'altra che fiorisce con la fragile luce del rinnovamento. Attraverso queste canzoni, Justin Vernon traccia l'arco della trasformazione, dalla brace solitaria al calore condiviso, creando un arazzo di perdita, amore e il tranquillo miracolo di ricominciare. È musica che non richiede di essere ascoltata-ti invita a appoggiarti, a sentire, a ricordare.