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I Deftones suonano un'epica prova di prima serata che attraversa tutta la loro carriera al Crystal Palace Park di Londra

I Deftones suonano un'epica prova di prima serata che attraversa tutta la loro carriera al Crystal Palace Park di Londra

      C'è una sensazione palpabile di anticipazione (forse da parte di tutti, disperatamente alla ricerca di un po’ d’ombra nella giornata più calda dell’anno) e di sollievo (da coloro che sono stati abbastanza fortunati da trovarla) entrando nel sito di Crystal Palace Park, che chiunque sia presente sta per assistere a un evento che definirà la loro carriera per i Deftones, che solo il giorno precedente hanno dovuto cancellare il loro set a Glastonbury a causa di una malattia. Per primi sul palco quest’oggi, l’evoluzione di 18 anni degli HEALTH li ha visti trasformarsi da un sound electro-metal indecifrabile e glitchato in quel che si può definire un’unica forma di industrial shoegaze che viene mostrata oggi. Brani come ‘HATEFUL’ e ‘DSM-V’, che ricorda i Rammstein, sono pesantissimi e allo stesso tempo eterei. Potrebbero suonare senza problemi a Berghain, ma oggi lasciano il South London completamente energizzati.

      Contrariamente, i vivaci ragazzi dell’indie hardcore londinese High Vis – che sembrano entusiasti ma anche un po’ confusi di essere lì – preparano con forza la strada alla fabbrica di hit pop-rock che è Weezer. Rivers e compagni salgono sul palco con nonchalance per esibirsi in un set di migliori hit che coprono oltre 30 anni di carriera. La mezz’ora che segue diventa un grande karaoke collettivo, con ‘Why Bother?’, ‘My Name Is Jonas’, ‘Undone - The Sweater Song’ e ‘Beverly Hills’ tra i pezzi più in evidenza in un set fatto solo di momenti alti. Un’esibizione quasi perfetta (niente bisogno di soffermarsi sul consueto imbarazzo delle battute sul palco) si conclude con alcuni migliaia di persone che suonano l’aria con la chitarra sulle note di ‘Buddy Holly’.

      Proprio mentre il sole cocente infine si abbassa dietro gli alberi, le luci si accendono e i Deftones partono subito con i due brani più grandi dal loro secondo album del 1997 ‘Around The Fur’. A prima vista, ‘Be Quiet and Drive (Far Away)’ può sembrare una scelta insolita per aprire il set, ma non è mai suonata così piena e appropriata come oggi; seguirla con ‘My Own Summer (Shove It)’ rende un solido riconoscimento a chi è stato con loro fin dai primi giorni. Negli anni ‘90, i Deftones sono stati (comprensibilmente) etichettati come nu-metal, ma con l’arrivo del nuovo millennio è arrivato un nuovo album che ha segnato una svolta unica. I cori infuocati, celestiali – quasi romantici – di brani come ‘Change (In The House Of Flies)’ del 2000 da ‘White Pony’ (per cui Chino Moreno canta davanti a uno sfondo mozzafiato di un sole languidamente che sorge) e ‘Hole In The Earth’, del 2006 da ‘Saturday Night Wrist’, hanno inizialmente riconosciuto loro un posto tra i grandi musicisti, ma negli ultimi anni hanno anche portato loro un’intera nuova fanbase. Circa il 20% del pubblico di stasera probabilmente non è ancora nato quando sono stati pubblicati i primi due brani di questo set, ma un’influenza rinnovata, guidata dall’algoritmo, li fa cantare a squarciagola come tutti gli altri.

      L’ampiezza della discografia dei Deftones è pienamente esposta questa sera. ‘Genesis’ e il brano di chiusura da ‘Diamond Eyes’ del 2010 sono pesantissimi ma anche belli – come un affascinante Meshuggah – mentre ‘Swerve City’ fa saltare migliaia di persone all’unisono, e il lato più morbido – ‘Sextape’ e ‘Digital Bath’ – aiuta a dare varietà alla scaletta. Non vengono ignorate nemmeno le loro origini. Nonostante siano stati un’altra band per 25 anni, i Deftones chiudono questa sera tornando al punto di tutto: con ‘Bored’ e ‘7 Words’, entrambi tratti dal debutto del 1995 ‘Adrenaline’, assicurando che ogni persona presente – a seconda dell’era dei Deftones di cui sono fan – lasci il concerto sapendo di aver assistito a qualcosa di davvero speciale.

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