Selve, teatrale e irresistibilmente sopra le righe, “Loki Horror Picture Show” è un sogno febbrile audace e scintillante – uno spettacolo post-punk di satira, auto-scoperta e gioia sfacciata che sfuma il confine tra delirio e liberazione, preparando il palco per il loro secondo album senza confini di genere, «Breaking into Heaven».
Ascolta: «Loki Horror Picture Show» – Selve
Il «Loki Horror Picture Show» di Selve è un sogno febbrile in neon technicolor – intelligente, coinvolgente e deliriosamente piacevole, fino a una gloriosa esplosione di gioia.
Il sextetto di Gold Coast accende la miccia e lascia che lo spettacolo si svolga: le chitarre brillano di passione vivace, i batteristi pulsano con dolce seduzione e gli accordi del coro sono assolutamente inebrianti. È kitsch, è new wave, è punk, è pop, è un po’ post-tutto – una corsa teatrale di pura gioia consapevole di sé, altrettanto spettacolare.
Loki Horror Picture Show – Selve
Da quando ero bambino molto piccolo
Ho avuto sogni deliranti
che scorrevano nella mia testa
E chi è stato l’intelligente
a decidere lassù
di andare avanti e
lasciarli diventare realtà?
Un mix abbagliante di satira e sincerità, «Loki Horror Picture Show» danza sul confine tra delirio e auto-scoperta, canalizzando l’euforia e l’assurdità del inseguire i sogni in una performance post-punk scintillante.
«Inseguire i sogni può farti troppo attaccare e perdere di vista chi sei e cosa stai facendo, quindi penso sia importante mettere fuori dalla testa i risultati per fare buona arte», dice Loki Liddle, frontman di Selve (e fiero uomo Jabirr Jabirr), a Atwood Magazine.
«Ma fai finta di essere antitrofeo e probabilmente non sei onesto con te stesso – ma l’auto-consapevolezza di essere preso nella trappola del miele ti rende meno intrappolato?»
«La risposta è no», continua Liddle, «con questa canzone abbraccio tutto lo spettro dell’identità – dai recessi più profondi e sinceri a un lato palesemente superficiale – con amore totale e portando tutto in mostra, sperando di dare agli altri il permesso di fare altrettanto. Il punk può essere radicale, ma lo è anche una gioia assoluta, senza reticenze e sfacciata.»
Selve è Loki Liddle (voce principale/chitarra ritmica), Reece Bowden (chitarra solista/basso), Creation Saffigna (back vocals/voce principale), Liam Kirk (tastiere), Michael Baldi (batteria) e Scott French (basso) © 2025
Una seducente euforica si irradia da ogni secondo di questa traccia, che Liddle definisce «di gran lunga la canzone più divertente» del loro prossimo album.
Scritta in Francia durante un momento più leggero mentre registravano il loro imminente album Breaking into Heaven (in uscita il 12 settembre – e notevolmente il primo album completo registrato ai leggendari Abbey Road Studios da un artista aborigeno), la canzone trae ispirazione da artisti come DEVO, Talking Heads, Charli XCX e il Rocky Horror Picture Show, fondendo il cabaret kitsch con un’audace energia post-punk. I testi flirtano con il delirio e la grandiosità, riffando sull’assurdità dei sogni che si avverano:
«Sono qui ad Abbey Road / Come un matto megalomane…
La prossima cosa che farò sarà candidarmi a presidente di un universo vicino a te.»
Sai che giochi col fuoco
Te lo dico io
Sono qui ad Abbey Road
Come un matto megalomane
La prossima cosa che farò sarà candidarmi a presidente
Di un universo vicino a te
Con un esercito di astronavi
E il debutto in un film musicale cantando
Penso di non star bene
Penso che potrei star bene…
Ma dietro il glitter si nasconde un filo di tensione – un occhiolino e una brutta piega assieme. Questa dualità pulsa anche nel video allegato, una metafora visiva surreale ispirata a Eraserhead, sul tema della salute mentale e dell’identità, co-diretto da Liddle e Josh Tate. È assurdo, stilizzato e si spinge abbastanza nel discomfort da rendere la catarsi ancora più luminosa.
Loki Liddle di Selve © James Caswell
Selve © James Caswell
Il video musicale «Loki Horror Picture Show» è un’esplorazione dell’identità, della salute mentale e dei pericoli di perdersi nella fuffa mentre inseguite i vostri sogni», spiega Liddle.
«Questa versione di me stesso, in una delusione decadente di grandezza, è un’iperbole delle parti di noi disposte a sacrificare e compromettere per perseguire una visione di successo. Volevamo sottolineare lo spettacolo con un po’ di oscurità per chiarire che non lo glorifichiamo, ma ne indaghiamo l’assurdità. Il gesto del sparo di colpo di pistola nasce da questa implicazione – per contrastare la leggerezza della canzone e creare una sensazione di inquietudine – ma era importante che il colpo fosse fuori campo, stilizzato e implicito, piuttosto che mostrato in dettaglio, dato che le rappresentazioni di violenza armata richiedono grande sensibilità.»
«Beh, mi sono guardato allo specchio
Ero dietro le quinte,
come un attore incrinato
in un labirinto di Mefistofele.
Sai, mi sento un po’ strano,
mi sento un po’ diverso,
come Lou Reed
che fuma una sigaretta grossa
sullo Staten Island Bridge
con un bagel o qualcosa del genere.
Forse dovrei saltare,
forse dovrei volare,
come il dolce Frankfurter
di questo Rocky Horror Picture,
che suona rock and roll per sempre
fino a che mi portano via dal cielo cantando.
Penso di non star bene,
penso che potrei star bene…
Selve © James Caswell
«Loki Horror Picture Show» è più di una canzone – è una patente per essere tutto insieme.
Bastonata e sfacciata, teatrale e sincera, invita a ridere, a cantare, a riflettere e a divertirsi. Un artista da tenere d’occhio, Selve non si limita a esibirsi; si emancipa – spalancano le tende e lasciamo tutto uscire. Rimanete sintonizzati per il secondo album della band di Gold Coast, Breaking into Heaven, in uscita il 12 settembre!
Beh, mi sento come Lou Reed,
che fuma una sigaretta grossa,
sono qui al Madison Square Garden
con il mio jet da combattimento.
Parlo come un ragazzaccio
con Charli XCX
su perché la rivoluzione globale
ancora non è successa.
Quella aveva quel pizzico di stile.
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© James Caswell
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