È una commedia? È serio? Il nuovo album di Tim Minchin sfuma il confine con risultati misti...
25 · 07 · 2025
Cominciamo con quello che è buono. “The Song Of The Masochist” è un pezzo coinvolgente. Jazzy di gusto, ricco di un orecchiabile ritornello provocatorio e intrusivo. Davvero bello. Allo stesso modo, adoro l’apertura “Understand It” – un brano riflessivo, quasi spirituale, con un arrangiamento coinvolgente che sottolinea con gusto le sue proselytismi misurati.
Tim Minchin, le cui pubbliche relazioni insistono che non lo chiamino comico, ha pubblicato un album di canzoni scritte prima e intorno al suo periodo di ascesa nella stratosfera dello spettacolo, 20 anni fa, al Fringe di Edimburgo.
Ci sono cose divertenti qui. “Dark Side”, “Rock n Roll Nerd” e “You Grew On Me”, una ballata innamorata che prende come tema il cancro, saranno già familiari a chiunque conosca un minimo il lavoro di Tim. Nerd, fondamentalmente.
Ma, aha, Tim Minchin ora vuole che lo prendiamo sul serio. Gli dà fastidio, chiaramente, che nonostante il riconoscimento internazionale per la sua comicità, e il gigante che domina il West End con “Matilda”, sia ancora catalogato come un atto di novità, insieme a Bill Bailey, Weird Al e Tenacious D.
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Purtroppo, le sue canzoni serie non riescono del tutto sulla registrazione. È un performer dal vivo straordinario, chiacchierone e pieno di acuto spirito sarcastico. Ma sonicamente, qui, gli arrangiamenti di ballate mediocri come “Pop Song” o “I Wouldn’t Like You” sembrano di scarsa qualità e datati. Soprattutto nel singolo principale “Ruby”, c’è qualcosa nel modo in cui pronuncia il titolo (“Roo-bay”) che mi fa pensare alla voce sarcastica da grunge anni ’90 che usa in “Dark Side”. Come satira, è perfetta. Messa in scena con un approccio serio? È un po’ imbarazzante.
La canzone d’amore “I Wouldn’t Like You” è sentimentale e dolce, ma fondamentalmente fa quello che un altro dei suoi capolavori di canzoni comiche d’oro, “If I Didn’t Have You”, fa, solo con meno intrattenimento.
Dannazione, adoro Tim Minchin. È il mio eroe, davvero. Ho imbrogliato questa rivista per fare un’intervista con lui — in realtà, due volte — solo per avere una scusa per parlare con lui. Speriamo che non la legga, anche se non ho potuto non notare che la citazione in alto nel press pack di “Time Machine” è tratta da un mio articolo scritto. Quindi, ehi, amico, se stai leggendo — mi piacerebbe molto di più questo album se fosse solo tu e un pianoforte. Non so cosa aggiunga la band. Gli arrangiamenti sono di legno, l’atmosfera troppo levigata, e l’intero progetto, con il massimo affetto, richiama un’altra delle tue canzoni comiche d’epoca d’oro: “Cheese.”
5/10
Parole: Andy Hill
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Iniziamo con ciò che è bello. "The Song Of The Masochist" è una canzone scoppiettante. Scioccante nel jazz, ricca di un orecchiabile e sfacciato ritornello che ti prende alla prima ascolto. Splendida.