Kaitlyn Aurelia Smith – Zampillo

      Musicalità incentrata sulle canzoni di un'artista speciale...

      11 · 09 · 2025

      Sembra che le carriere migliori siano quelle di artisti che lo fanno a modo loro. Vince il metodo del lento fiorire. Cercare di fare di ogni album il meglio possibile mentre si scala gradualmente la scaletta dei festival sembra funzionare meglio di un'esplosione di hype per un debutto e del conseguente declino inevitabile. La compositrice e produttrice americana di musica elettronica Kaitlyn Aurelia Smith è cresciuta con ogni uscita; ognuna sembra un passo avanti e, cosa più importante, una progressione. Con il suo nuovo album 'GUSH' abbraccia suoni e texture come mai prima d'ora.

      'What's Between Us' è uno dei momenti più evidenti dell'album. Parte un po' sgangherato e in 8‑bit. Un glitch ripetitivo è il ritmo principale. Ti entra sotto pelle, nel miglior modo possibile. Poi, dopo circa un minuto, compare una linea di basso insieme alla voce di Smith. Questa volta usa la voce come uno strumento, producendo suoni di respiro che vengono loopati. Dopo un terzo del brano le sue parti vocali si avviano correttamente; «I feel safe with you», canticchia, poi più tardi «You don't need to worry». Il brano sembra parlare di correre rischi, di entrare in qualcosa quando sei sicuro al 100% dell'esito ma c'è un'eccitazione che ti fa mettere da parte la cautela.

      Lo stesso vale per l'album nel suo complesso. Kaitlin Aurelia Smith ha sempre flirtato con la musica pop – a volte era in faccia, altre volte era attenuata. Su 'Euclid' del 2015, acclamato, il pop si celava sullo sfondo facendo sentire la sua presenza in modi sottili, ma su 'GUSH' è in primo piano. È una mossa coraggiosa allontanarsi completamente dal songwriting modulare e meditativo, strumentale, e costruire tutto attorno a idee e sentimenti tangibili, piuttosto che usare solo melodie e ritmi per trasmettere il senso del brano e il suo stato d'animo.

      'The World Just Got A Little More Big' è un altro momento di rilievo. È la canzone che funziona come richiamo al suo precedente lavoro modulare. Sintetizzatori a cascata si incontrano con il dancefloor e ritmi shuffle. L'ultimo terzo è una parentesi sfocata e stordita che vorrebbe essere una canzone a sé stante ma chiude il brano con eleganza. L'album si chiude con 'In the Dressing Room', un esercizio strumentale modulare di 44 secondi: è giocoso, affascinante e conclude l'album con un deciso omaggio al suo passato compositivo.

      Kaitlyn Aurelia Smith ha pubblicato l'album di cui aveva bisogno a questo stadio della sua carriera. Dal 2017, con 'The Kid', l'artista americana ha cominciato ad orientarsi verso un songwriting più convenzionale, e su 'GUSH' le canzoni si percepiscono come pienamente formate. 'GUSH' è un album in cui perdersi: è molto facile, premi play e sei già altrove. L'unico lato negativo è che mancano uno o due solidi brani strumentali esplosivi che Smith di solito offre. Queste tracce ci avrebbero dato la possibilità di digerire ciò che è passato, preparandoci a ciò che verrà.

      8/10

      Testo: Nick Roseblade

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