Lo scorso giugno, Lola Young ha pubblicato il suo album d'esordio, 'This Wasn’t Meant For You Anyway', catapultandola sotto i riflettori del pop con il trionfante primo singolo, 'Messy', e creando per sé un personaggio riconosciuto per il suo stile lirico incredibilmente senza filtri e per la sua voce soul.
A poco più di un anno da questo successo, Lola Young mantiene lo slancio con l'uscita del suo secondo album, 'I’m Only F**king Myself' – una raccolta di canzoni alt-pop altrettanto sincere. Solo che, questa volta, non cerca di restare nelle 'buone grazie' di nessuno. Riprendendo il controllo, affronta senza scuse le sue esperienze di giovane donna alle prese con relazioni tossiche, sessualità e dipendenza – con la volgarità come complice.
Non trattenendosi, ogni canzone di 'I’m Only F**king Myself' è come una voce di diario confessionale, e questo è evidente fin dalla primissima traccia, 'how long will it take to walk a mile? (interlude)' – una nota vocale accelerata sull'aver superato le difficoltà e sul sentirsi grata di essere ancora viva; per "fare arte", per "amici e famiglia" e perfino per "mucche".
In tutto l'album, Lola Young è trasparente su ogni aspetto della sua vita, anche il più intimo. Il sesso è un tema dominante, intrecciato nel titolo del LP e menzionato in quasi tutte le quattordici tracce, incluse 'F_CK Everyone', una traccia dissonante e ruvida, e 'One Thing', una spudorata canzone pop con un ritmo groovy e voci sensuali – entrambe sul sesso senza significato. In questi brani, Lola Young invoca l'empowerment femminile, ribalta la narrativa e toglie la vergogna dal 'voler[e] solo una cosa', perché, come dice, "gli uomini lo fanno tutto il tempo".
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'Walk All Over You' segue gli stessi schemi di relazioni tossiche espressi nel suo ultimo album, ma con una prospettiva nuova e migliorata. Su chitarre solari e jangle, Lola Young ne ha abbastanza e tiene duro – "solo perché sei un uomo non significa che tu possa sederti lì e trattarmi come merda sulle tue scarpe, perché se mi fai del male, me le metto e ti cammino sopra…"
'I’m Only F**king Myself' è versatile: si avverte la varietà delle influenze musicali di Young, da Frank Ocean a Leonard Cohen e Radiohead. 'CAN WE IGNORE IT' è una traccia post-punk rumorosa ed esistenziale, con batteria fragorosa e voci urlate – uno stacco totale rispetto alla traccia successiva, 'why do i feel better when i hurt you', una canzone R&B lenta e morbida con voci soul sulle sue abitudini distruttive nelle relazioni.
Nell'ultima traccia, 'who f_cking cares', Lola Young spoglia il brano fino a una sola chitarra acustica e voci malinconiche, facendolo risaltare rispetto al resto dell'album. Senza dubbio la sua traccia più emotiva, è uno sfogo catartico con testi estremamente crudi e introspettivi che esplorano la vita dopo la dipendenza – "È difficile sentirsi vivi, quando l'unico modo in cui voglio vivere è cercare di morire lentamente".
Sempre accompagnata dalla sua impressionante voce soul, Lola Young si mette a nudo con tutto il cuore in questo album, non lasciando nulla di intentato e nessun argomento senza affrontarlo.
7/10
Testo: Emma C Harrison
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