Shoegaze mistico e angosciato dagli idoli indie di Filadelfia...
16 · 10 · 2025
La strada di Doug Dulgarian verso ‘LOTTO’ è stata lunga e dolorosa. Nato come progetto multi-traccia solista, They Are Gutting a Body of Water (TAGABOW, se non ti va di scriverlo tutto) è cresciuto con la sua reputazione fino a diventare una solida rock band in quattro elementi, mentre plasmava alcune delle migliori e più crude musiche indie che Filadelfia abbia partorito in questo decennio. Ma è stato un percorso sempre sotto minaccia: dallo spettro della battaglia di Dulgarian contro la dipendenza da droghe, dalle vicissitudini dell’industria, da un infortunio che ha lasciato Dulgarian temporaneamente incapace di suonare la chitarra dopo un episodio particolarmente grave di uso di eroina che ha danneggiato i nervi del suo braccio sinistro.
Tutto ciò fa sì che quando ‘LOTTO’ si apre con ‘the chase’ — una narrazione parlata impassibile e desolata che desidera “una sostanza che mi faccia piangere pateticamente davanti alla mia ragazza” — l’emozione dietro la consegna piatta dei testi sia molto, molto reale. ‘LOTTO’ è un album che vibra di angoscia appena espressa, i suoi dieci brani, brevi (appena 28 minuti), riuscendo in qualche modo a suonare allo stesso tempo trattenuti e interrotti, i loro ritmi distaccati creando una strana sensazione di dilatazione del tempo che rispecchia l’alienità dell’uso di droghe. Prendete ‘baeside k’, che ricrea ‘Only Shallow’ dei My Bloody Valentine e spoglia via la lucidità e la dolcezza, lasciando un nucleo logoro e amaro che assale l’ascoltatore per due minuti e mezzo prima di… dissolversi. Oppure ‘rl stine’, canzone ispirata a un amico senzatetto di Dulgarian che si siede davanti al suo alimentari di quartiere: è lenta, triste e struggentemente bella, i suoi testi inudibili tra strati di chitarre ronzanti e arcuate che suggeriscono un dolore oltre le parole.
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Un risultato del genere non è, naturalmente, unico dei TAGABOW. Ciò che distingue questa band dalla tendenza imitativa e nostalgica così caratteristica degli anni 2020 è la loro abile incorporazione di altri generi — in particolare l’uso dell’elettronica, sempre un rischio elevato in un panorama musicale affollato dove è facile cedere agli espedienti. Brani come ‘american food’ sono quanto di più lontano si possa essere dagli espedienti. Non è certo una coincidenza che il pezzo si apra suonando come i leggendari emo American Football, prima di virare verso un inquietante ritornello con vocoder accompagnato dai graffi del vinile. Questo assolutamente — assolutamente — non dovrebbe funzionare, ma Dulgarian ha abbastanza esperimenti nel suo CV per sapere esattamente come sorprendere gli ascoltatori senza sconcertarli, creando una canzone pop contorta a partire da elementi disparati e inserendola senza soluzione di continuità nel resto dell’LP.
Quel CV si è costruito più per necessità che per invenzione. L’infortunio che ha messo fuori uso il braccio sinistro di Dulgarian lo ha costretto a rivolgersi al campionamento come modo di esprimersi musicalmente, e mentre le uscite precedenti come ‘Destiny XL’ si compiacevano dell’incongruenza di intercalare mini-pezzi elettronici strani con musica shoegaze, qui c’è un chiaro sforzo di fondere gli stili disparati in un insieme coerente. ‘LOTTO’ rimane comunque un disco disorientante e mistico — uno che sembra un po’ fuori portata anche dopo molteplici ascolti — ma è certamente una delle uscite più avvincenti dell’anno, il tipo di album a cui ti sentirai attratto a tornare più e più volte.
8/10
Parole: Tom Kingsley
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La strada di Doug Dulgarian verso 'LOTTO' è stata lunga e dolorosa. Iniziato come progetto multitraccia di un solo uomo, They Are Gutting a Body of Water (TAGABOW se