La settimana scorsa Michael Eugene Archer, meglio noto come D’Angelo, è tragicamente scomparso all'età di 51 anni a causa di un cancro al pancreas. Il cantante, cantautore e polistrumentista di Richmond, Virginia — che ha anche guidato i supergruppi The Soultronics e Soulquarians — era tanto una rock star quanto un pioniere dell’R&B, del soul e del funk. D’Angelo non seguiva le regole dell’industria. Era un virtuoso sfuggente, paranoico e pungente, ma nutriva un amore profondo e incessante per i generi di derivazione nera.
Ha pubblicato con parsimonia ma con intenzione: nell’arco di 15 anni sono usciti solo tre album. Eppure ogni opera è sopravvissuta come un classico a sé; dall’anima cupa e ribelle di ‘Brown Sugar’, all’odissea improvvisata di funk e groove ‘Voodoo’, all’avant-soul socialmente consapevole di ‘Black Messiah’, pubblicato in un periodo in cui l’America nera era ancora una volta sotto assedio mediatico.
Nello spirito di commemorare un vero e originale, gli autori di CLASH scelgono i classici di D’Angelo, e le tracce meno note, che andavano ben oltre l’etichetta riduttiva del “neo-soul”, per incarnare una musica temporale e spirituale, carnale e sacra, terrena e incorporea.
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Untitled (How Does It Feel)
‘Untitled (How Does It Feel)’ è una di quelle tracce rare che sembra meno composta che evocata. Con essa, D’Angelo costruisce un’atmosfera così umida di tensione che il tempo pare sospeso nel battito di una singola nota. Questo è il soul nella sua forma più elementare, paziente e intenzionale: lo spazio narcotico tra gli accordi, il dolore in ogni sillaba, il modo in cui D’Angelo si incrina appena il necessario per ricordarti che estasi e esaurimento condividono un confine. È una meditazione sulla sacralità dell’esposizione, sulla fragilità tra l’essere visti e l’essere annientati da quello sguardo — accentuata dall’accompagnamento dell’infame video musicale. Decenni dopo, resta: una canzone che non finisce tanto quanto espira, chiedendoti dolcemente how does it feel? Irene Monokandilos
Lady
Il più grande successo di D’Angelo, ‘Lady’, è il punto più alto del suo album d’esordio ‘Brown Sugar’. Il suo semplice ritornello — soltanto “You’re my lady”, ripetuto — cela ciò che in realtà è una canzone d’amore piuttosto anticonvenzionale: è un inno all’ego compiaciuto che viene dal frequentare “la ragazza di cui parla tutta la città” e sapere che “ogni ragazzo nel parcheggio vuole portarmi via la mia ragazza”, non un’ode alla donna di per sé. E quel riff di chitarra che gira? Una perfezione assoluta. Tom Kingsley
Nothing Even Matters ft. Lauryn Hill
Sebbene ‘Nothing Even Matters’ sia una traccia con featuring, pulsa una chimica pura. Un abbinamento indiscutibilmente perfetto, il suo fascino senza tempo segna un’era di eccellenza per due figure decisive dell’R&B. È una vetrina per il capolavoro solista di Ms Lauryn Hill ma anche un momento culminante per D’Angelo. Dalle voci mielate e armonizzate ai caldi spazi soul, ‘Nothing Even Matters’ è un dolce promemoria di un talento leggendario. Shanté Collier McDermott
Smooth
Pur senza conferme ufficiali, questo brano jazzy e sommerso di ‘Brown Sugar’ si dice ispirato alla relazione di D’Angelo con Angie Stone. Portata in vita da una produzione che pulsa con un groove da suite notturna, la paramour di D è “smooth”, cool, esperta e caratteristicamente elusiva. È il tipo di canzone d’amore introspettiva che D’Angelo ha contribuito a creare: svanita, attenuata, eppure in qualche modo traboccante di intensità primordiale. Shahzaib Hussain
Send It On
Forse più di qualsiasi altra traccia del suo repertorio, ‘Send It On’ riguarda tutta la voce di D’Angelo. L’orchestrazione è dimessa e interamente al servizio di un arrangiamento vocale multi-traccia che suona come una linea diretta verso il cielo. Co-scritta con Angie Stone dopo la nascita del loro figlio, ‘Send It On’ intercala un riff di fiati dei Kool & The Gang e lo trasforma in una pura distillazione di amore e bellezza. Joe Rivers
Chicken Grease
Dichiarazione: tutta la musica di D’Angelo è degna di nota, perciò è difficile scegliere una sola canzone. Ho scelto ‘Chicken Grease’ da ‘Voodoo’. Gli affondi di chitarra caratteristici di D, uniti alla linea di basso decisamente irriverente di Pino Palladino, rendono questo brano molto speciale. È una vetrina eccellente di groove e atmosfera che non manca mai di farmi muovere la testa e arricciare la bocca come se stessi masticando il ritmo. Cibo per l’anima. Questo è ciò che è la musica di D’Angelo. Davvero un artista eccezionale il cui impatto durerà per sempre. Donna Thompson
Brown Sugar
Il brano che dà il titolo al suo lavoro iniziale, ‘Brown Sugar’ è sempre stata la mia canzone preferita di D’Angelo, segnando un momento decisivo nell’R&B contemporaneo. Con il suo groove fumoso e la consegna sensuale, la traccia contribuì a definire il movimento neo-soul contro cui D’Angelo spesso si è scontrato nel corso della sua carriera. Il suo calore e la sua sofisticazione musicale continuano a esemplificare la profondità che rese D’Angelo una figura così trasformativa nella musica. Temiloluwa Adeyemo
Sugah Daddy
In ‘Sugah Daddy’, D’Angelo smonta il funk nelle sue parti componenti come un James Brown del XXI secolo. Poi lo ricostruisce da zero, aggiungendo colpi di fiati e riff di chitarra come se stesse perfezionando una ricetta. Si sta anche divertendo. Le sue voci danzano attorno ai vari ritmi e, sebbene i testi siano spesso incomprensibili, non è difficile intuire che la sua intenzione sfiori il deliberatamente osceno. Joe Rivers
Betray My Heart
I geni raramente agiscono in fretta. Preferiscono prendersi il loro tempo. Sanno meglio di chiunque altro quando qualcosa semplicemente suona giusto. Questo è stato il caso di D’Angelo con ‘Betray My Heart’, una canzone d’amore soulful del suo incendiario ritorno del 2014 ‘Black Messiah’ che in realtà fu registrata già nel 1997, dopo il suo exploit con ‘Brown Sugar’ e molto prima del suo capolavoro del 2000 ‘Voodoo’. Il brano è un pezzo relativamente esile e jazzato ma forse la sua decisione di ripescarlo fu un promemoria di tempi più semplici, un lusso nella calda sincerità della devozione. Un momento bello con una memoria eterna. Martyn Young
Africa
Guidata dal battito meditativo della batteria di Questlove, ‘Africa’ è sia una preghiera sommessa che un inno all’eredità e alla storia nere. Scritta a seguito della nascita del figlio di D’Angelo, con la sua allora partner Angie Stone, questa canzone di quasi sei minuti è un esercizio di misura — un’ascesa pacata nel cosmo priva di lucidità da studio. Shahzaib Hussain
Playa Playa
È una scelta ovvia ma ‘Playa Playa’ è l’incapsulamento perfetto di ciò che rendeva D’Angelo ineguagliabile. È costruita metodicamente con una linea di basso funk sparsa e fiati caldi a fare da ancoraggio. Ma gli elementi chiave sono la percussione e le voci. La voce di D è uno strumento che mantiene un rapporto intimo con la musica, mentre lo swing traballante di Questlove — un cenno alla tecnica di produzione di J Dilla — conferisce una sensazione temporale mai catturata prima su disco. Joe Rivers
Devil’s Pie
Una riprovazione pungente dell’eccesso e della natura sperperata del rap commercializzato di quell’epoca, D’Angelo e DJ Premier inserirono senza sforzo un campione non accreditato di J-Dilla in un brano graffiante che avrebbe potuto facilmente essere la rivendicazione di D’Angelo nella gloria dell’hip-hop. Con la sua voce a un sussurro basso, e una produzione che non devìa mai dal suo minimalismo funk di base, ‘Devil’s Pie’ è ironicamente diventato il tema definitorio del noir criminale del 1998 Belly. Shahzaib Hussain
Alright
Co-prodotta con Bob Power, ‘Alright’ si distingue grazie alle sue lussureggianti armonie vocali, alla sensualità della linea di basso e alla stratificazione percussiva, il tutto avvolto nel crepitio del vinile e in un contagioso riff di chitarra funk. Costruita attorno a un campione da ‘Explain It to Her Mama’ dei The Temprees, la traccia esplora le turbolenze relazionali con rassicurazioni liriche rivolte al partner. L’interpretazione vocale liscia e inebriante di D’Angelo è puro afrodisiaco, elevata dalle splendide linee di sax e da un arrangiamento magistrale. Avrebbe dovuto essere un singolo? Assolutamente. Emma Harrison
Really Love
Ci sono canzoni che è meglio ascoltare sdraiati sotto la cortina della notte. Una specie di confessione a mezzanotte, ti inducono a chiudere gli occhi, rallentare il respiro e suonare la loro linea di basso con le corde del tuo cuore. ‘Really Love’ è una di queste canzoni. Gocciolante di affetto mielato, è una canzone d’amore non pastorizzata, tanto cruda quanto raffinata. Chitarre spagnole scintillano, gli archi si gonfiano e il falsetto divinamente unto di D’Angelo fluttua nello spazio tra preghiera e seduzione. Dove gran parte di ‘Black Messiah’ lotta con politica e protesta, ‘Really Love’ si volta verso l’interno, trovando rivoluzione nel calore e nell’intimità. Irene Monokandilos
Unshaken
Una delle ultime proposte di D’Angelo, questo pezzo ispirato al country western ha scandito scene cruciali nel videogioco Red Dead Redemption 2. Un capolavoro dagli occhi velati, D’Angelo rinuncia al falsetto per un’inflessione più profonda e fumosa, portando blues e gospel a una contemplazione di un sopravvissuto solitario che piange i compagni caduti. Shahzaib Hussain
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