L'album di debutto eponimo dei HighSchool arriva come una capsula del tempo accuratamente curata, una riflessione di quarantadue minuti sull'intensità della giovinezza, l'irrequietezza dell'adolescenza e la nostalgia persistente per momenti sia vissuti sia immaginati. Rory Trobbiani e Luke Scott, il duo dietro il progetto, hanno confezionato un disco tanto cinematografico quanto immediato, fondendo la tensione euforica dell'indie rock, le trame post-punk e il romanticismo dell'era digitale in un album di debutto notevole.
Uscito per [PIAS] Australia e prodotto da Ben Hillier (Blur, Depeche Mode) insieme a Finn Bellingham (RIP Magic, Sam Akpro, Sunken), l'album incanala influenze che spaziano dall'emo del Midwest al slowcore, dall'Italo-disco ai passaggi alt-rock di Alex G, pur mantenendo un'identità distintiva forgiata attraverso il loro EP di breakout 'Forever At Last' (2021) e il successivo EP 'Accelerator' (2024). In vista dell'album la band ha condiviso: "Quando sei giovane e stupido, tutto ti colpisce di più… amore, odio, noia, desiderio. Tutto sembra in qualche modo sacro. Poi cresci e svanisce. Forse è per questo che tutti romantizzano la giovinezza. Questo album sono quarantadue minuti di tentare di sentire di nuovo tutto questo", riflette la band, fissando il tono tematico del disco.
Ci siamo seduti con loro prima del loro concerto in negozio sold out al Rough Trade East di Londra, a testimonianza dell'entusiasmo crescente attorno al loro debutto. Il percorso dei HighSchool è stato plasmato dai contrasti — tra gli spazi rilassati di Melbourne e l'intensità logorante di Londra. "Melbourne è un posto molto facile in cui vivere… Mentre qui [Londra], non c'è altra opzione se non sbattersi e mettere tutto dentro," spiega Rory. "Il tempo che abbiamo avuto qui è stato utile. Melbourne è un buon posto per lavorare e scoprire il proprio sound. E poi Londra è un buon posto per mettere in pratica quello su cui hai lavorato. Portarlo a un pubblico e vedere cosa pensa." Quella mistura di focus disciplinato e impulsività giovanile permea l'album. Brani come 'One Lucky Man' lottano con la tensione tra stabilità e caos, disciplina e desiderio. "Al cuore, la canzone parla della tensione tra la vita che cerchiamo di costruire e gli impulsi che ci deviano dal corso… Parla della scarica nel cedere e della quiete che arriva dopo," rivelano, catturando la spinta e il contrasto universali del crescere.
I HighSchool hanno raffinato il loro suono nella scena del Windmill di Londra, esibendosi in locali che sono stati formativi sia creativamente che a livello di esperienza. "Quei primi ricordi sembravano turbolenti e un po' folli. Ma ovviamente incredibili," riflettono. "Ci ha aiutato molto con il nostro songwriting in termini dell'energia che Londra ha. È entrata naturalmente in questa musica e ha plasmato il nostro suono." Un elemento centrale dei HighSchool è la corrente nostalgica, esplorata non solo a livello lirico ma anche sonoro e visivo. Il duo ha cercato deliberatamente di evocare sentimenti che "la gente aveva dimenticato esistessero… o creare ricordi che non avevi neppure." Affrontano la nostalgia con cura: "Vuoi mantenerla nostalgica ma vuoi anche mantenerla nuova. Non vuoi essere solo una scopiazzatura del passato… Questo ti permette di creare qualcosa di nuovo ma anche qualcosa che suona fresco e non troppo eclettico o casuale."
Questa filosofia si estende agli elementi visivi dell'album. I HighSchool danno molta importanza alla narrazione attraverso i videoclip, creando mondi cinematografici che completano la tavolozza sonora. "Diamo molta importanza al visivo. Sembra una seconda opportunità per evocare i sentimenti che vuoi che il tuo pubblico provi," dicono. I loro riferimenti spaziano da Elephant e Lilja Forever di Gus Van Sant, a Virgin Suicides e American Beauty, bilanciando un'ambientazione suburbana soleggiata con toni più bui e introspettivi.
L'album si apre con un'energia contagiosa in brani come 'Dipped' e '149', e affronta il romanticismo dell'era digitale in 'Sony Ericsson', mescolando narrazioni contemporanee con l'immediatezza della giovinezza. "Spesso iniziamo le canzoni pensando alla sensazione che vogliamo spingere… e ficchiamo un po' finché non troviamo qualcosa che lo faccia," spiegano. Questa spontaneità è centrale nel loro processo, permettendo che emergano momenti di autenticità e immediatezza. Nonostante l'etica DIY e le inclinazioni sperimentali, il duo riconosce anche le difficoltà nel completare un disco. "È sempre quell'ultimo 20%, l'ultimo 10%… finirlo. Più spesso di quanto non si pensi finiscono per essere… non sono necessariamente i più semplici quelli che diventano i migliori," dicono. Canzoni come 'Sony Ericsson' hanno subito rimaneggiamenti all'ultimo minuto per raggiungere la loro forma finale, dimostrando che la pazienza creativa e l'iterazione possono dare risultati profondi.
I HighSchool rimangono anche consapevoli di come la loro esperienza live informi le loro registrazioni. "In passato tendevamo a essere più pesanti dal vivo che in studio… Ma su questo disco abbiamo cercato di mantenerlo il più possibile live, con overdubbing minimo… i piccoli momenti d'oro che rendono una traccia." Con l'uscita dell'album, il duo guarda già avanti. Un tour da headliner negli Stati Uniti partirà a marzo, seguito da date in Europa e da un ritorno in Australia a maggio. "Vedere crescere il primo disco è un vero senso di sollievo… sarà più facile fare un secondo disco perché la pressione è minore. Vogliamo cogliere l'attimo e continuare a pubblicare roba il prima possibile," spiegano.
Per gli artisti emergenti, il loro consiglio è semplice ma profondo: "Non aver paura di sperimentare e lasciare che le cose suonino strane… A volte devi solo provare qualcosa di completamente casuale. Quel 10% potrebbe trovare qualcosa di unico e integrante per il tuo sviluppo come artista." Il debutto dei HighSchool è una dichiarazione audace, cinematografica e profondamente personale — una raccolta di brani che reimmaginano l'adolescenza sia come esperienza vissuta sia come memoria culturale condivisa. Nel catturare la bellezza caotica della giovinezza, hanno creato un album che suona immediato, nostalgico e inequivocabilmente vivo.
'HighSchool' è disponibile ora.
Scritto da Josh Crowe
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