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Humour – Imparare il greco

Humour – Imparare il greco

      Un disco punteggiato di personaggi oscuri e storie surreali...

      04 · 08 · 2025

      Partendo con un obiettivo previsto, è molto frequente che lungo il cammino si presentino altri risultati imprevisti. Così è stato quando Andreas Christodoulidis, cantante principale e paroliere dei Glasgow’s Humour, ha iniziato ad imparare il greco. Come seconda generazione, ha esplorato in passato i sentimenti di disconnessione, diviso tra due culture e forse non completamente parte di nessuna delle due. Tuttavia, iniziare a imparare la lingua ha svelato più di quanto previsto, portando alla realizzazione che voleva ritrovare se stesso all’interno della propria famiglia e del proprio patrimonio. Questo è il filo che attraversa l’album di debutto degli Humour, «Learning Greek», in uscita questa settimana.

      Prendiamo il brano principale, che presenta una registrazione di Christodoulidis e suo padre che leggono «On Philhellenes Street» di Andreas Embirikos, un saggio su una passeggiata ad Atene sotto il calore soffocante, ma con la luce più intensa; una metafora di sofferenza e paura della morte che ispira a vivere pienamente. Oppure «Memorial», che descrive una scena dell’Iliade in cui Andromaca deve salutare suo marito Ettore la notte prima che venga ucciso in battaglia, mostrando stoicismo di fronte al disastro. L’arrangiamento musicale completa il mondo che Christodoulidis ha creato con i suoi testi. L’apertura dell’album, il furioso «Neighbours», racconta di un ragazzo solitario convinto che un gruppo di creature civettose condivida il suo appartamento, facendo deliberate cose per fargli soffrire. Mentre cade nella paranoia, cerca di distruggerle accendendo il forno e lasciando il gas riempire l’appartamento tutta la notte. Annuncia l’album con un muro di suono sostenuto dalle drammatiche batterie di Ruaridh Smith, prima esplodendo in una valanga di vocalizzi frenetici. Il coro è un momento lucido di calma, che sembra intensificare solo l’impatto della sofferta interpretazione di Christodoulidis. L’album è costellato di personaggi affascinanti inseriti in storie oscure, e il tema del riflettere sulla vita mentre la morte si avvicina si ripete più e più volte.

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      Su «I Knew We Would Talk», il narratore è un anziano soldato che decide se confessare un crimine segreto a una persona amata. Tale oscurità si avvicina al macabro in «In the Paddies». Qui, un personaggio evoca vari membri dei morti nel corso della storia per risorgere e chiede loro cosa servirebbe per permettere alle loro anime di riposare in pace. Quest’ultima è una gemma melodica, seppur fuori tempo, tutta tesa e nervosa. Altrove si riflette sulla vita. Il pungente «Aphid» considera i pensieri che uno potrebbe avere mentre la morte si avvicina. La gloriosa linea di basso (Lewis Doig) sostiene il brano, aggiungendo una tensione quasi indecifrabile ma impossibile da ignorare. «Learning Greek» esplora anche il lato molto personale. Il malinconico «I Only Have Eyes», con Theo Bleak, si concentra sulle lotte con la depressione mentre si è circondati da persone care. E il brano di spicco, «Plagiarist», con le sue chitarre alimentate dalla staticità (Jack Lyall e Ross Patrizio), riflette su un paroliere sotto pressione, che deve mettere parole sulla musica scritta dalla band e si rende conto che non può nemmeno rubare versi dai suoi libri preferiti perché li ha già usati – si spera che i compagni di band di Christodoulidis siano più empatici! Il ritornello è semplicemente emozionante e rappresenta un esempio di come «Humour» stia evolvendo il proprio sound rispetto ai due EP, «Pure Misery» (novembre 2022) e «A Small Crowd Gathered To Watch Me» (2023), con il loro gusto sperimentale. Un accenno va alla traccia finale, «It Happened In The Sun», che parla di un serial killer che uccide innocenti ma si dispera per sé stesso a causa della cattiva stampa che riceve. Quando viene assassinato, si lamenta del fatto che nessuno piange alla sua morte. È una traccia delicata e riflessiva, un’ode acustica a «Learning Greek» che dimostra ulteriormente l’esplorazione delle band di paesaggi sonori più vari. Collaborando con il produttore (e chitarrista degli Idlewild) Rod Jones al suo studio Post Electric di Edimburgo, gli Humour hanno prodotto un album pieno di personaggi oscuri e storie surreali, che sebbene siano ispirati alle radici greche di Christodoulidis, intrecciano anche il tema della riflessione mentre ci si avvicina alla morte. Per essere chiari, si tratta di un album molto lontano da un’aria malinconica: in effetti, è più melodico rispetto ai loro EP, ma mantiene l’essenza stessa degli Humour, con la loro visione vibrante e unica della condizione umana.

      8/10

      Parole: Julia Mason

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