Emergendo da un ricco arazzo di influenze culturali ed evoluzione personale, Jeeves si afferma come una voce audace nel panorama cantautore. Legando la sua eredità dell’Asia del Sud e un viaggio musicale globale, dalle lezioni di canto hindustani agli studi a Nashville, fonde senza paura generi, lingue ed emozioni in un suono unico, senza tempo. Jeeves riflette sul suo percorso artistico, sulle sfide di navigare nell’industria musicale occidentale come artista dell’Asia del Sud, e sul potere catartico della scrittura che ci collega tutti.
“Dove sono finiti tutti i brave uomini?” – Jeeves
Con il cuore in mano e un messaggio che merita di essere ripetuto, Jeeves si è ri-emerso con un nuovo singolo profondamente personale e tanto atteso, “Dove sono finiti tutti i brave uomini?” – la prima anticipazione del suo album di debutto Now or Never, previsto per la fine del 2025.
Scritta nel 2017 durante il tumulto culturale del #MeToo, la traccia affronta la complessa ricerca di modelli maschili positivi nel mondo di oggi. Le parole toccanti di Jeeves e la sua interpretazione sincera invitano l’ascoltatore a un’intima riflessione su vulnerabilità, identità e guarigione.
Il percorso dell’artista è tanto vario quanto la sua musica. Nome ispirato alla parola sanscrita “जीव” (vita), Jeeves attraversa un cammino creativo che abbraccia Los Angeles, New York, Nashville, Londra e Stoccolma. Il suo EP di debutto, Live at Cove City, registrato in una sola take con il leggendario sassofonista Richie Cannata, ha mostrato il suo approccio senza paura alla narrazione e alla musica. Ora, con Now or Never, Jeeves continua a esplorare temi di coraggio, speranza e connessione, invitando gli ascoltatori ad abbracciare la vulnerabilità e trovare gioia.
Dove sono finiti tutti i brave uomini? – Jeeves
“Dove sono finiti tutti i brave uomini?” fonde l’intimità lirica di Ed Sheeran con la raffinatezza musicale di John Mayer, arricchita dalla finitura “zucchero di canna” unica di Jeeves. Registrato a Nashville con il chitarrista pluripremiato Grammy Charles Myers (Yebba) e con il batterista Aaron Sterling (John Mayer), il brano è impreziosito da un arrangiamento cinematografico di archi di Shaan Ramaprasad, con crediti che spaziano da A.R. Rahman a Chance the Rapper. Questa collaborazione di altissimo livello crea un suono ricco di textures ma anche crudo nelle emozioni.
Jeeves rivela che questo brano rischiava di esser archiviato per la sua sincerità emotiva. “Quasi non l’ho pubblicato perché avevo paura della sua vulnerabilità e sincerità,” dice. “Ma attraverso la scrittura ho guarito parti di me stesso, e spero faccia lo stesso per gli altri.”
La risonanza duratura del brano si evidenzia anche nel suo debutto dal vivo all’iconico Hotel Café di Los Angeles, un traguardo che evidenzia Jeeves come parte di una vivace nuova ondata di voci dell’Asia del Sud che trasformano la tradizione cantautorale americana.
Mentre Jeeves si prepara a pubblicare il suo album di debutto, “Dove sono finiti tutti i brave uomini?” si erge come un inno commovente di riflessione e rinnovamento. È una testimonianza del potere della musica di guarire ferite personali e di accendere empatia collettiva, una domanda senza tempo consegnata con emozione cruda e un suono che unisce culture e generazioni.
Atwood Magazine ha intervistato Jeeves sulla sua avventura musicale, sul viaggio verso “Dove sono finiti tutti i brave uomini?,” sulla sua visione di un album che fonde introspezione soul e influenze interculturali, e sulla vulnerabilità senza paura che plasma la sua musica e il suo messaggio.
Emergendo da un ricco tessuto di influenze culturali e evoluzione personale, Jeeves è una voce audace nel panorama di cantante e cantautore. Ispirato dal suo patrimonio dell’Asia meridionale e da un viaggio musicale globale, dalle lezioni di vocali hindù agli studi di Nashville, mescola senza paura generi, lingue ed emozioni in un suono unico e senza tempo. Jeeves riflette sulla sua evoluzione artistica, sulle sfide di navigare la scena musicale occidentale come artista dell’Asia meridionale e sul potere catartico della scrittura che ci collega tutti.