Un album di debutto potente e avvincente...
12 · 09 · 2025
«Alcune persone esistono solo per farmi uscire di testa, cazzo», proclama l'accento scouse addolcito dell'inaffidabile narratore di 'Unreal', Ned Green, in mezzo al trambusto del primo brano di punta dell'album, 'Sleepers, Awake'. In mezzo alla catarsi dei suoi ritmi di chitarra geometrici e interconnessi, e ai maelstrom di ottoni ronzanti e ossessivi, le narrazioni in spoken-word di Green sono osservazioni taglienti e chirurgiche che brillano dello stesso arguto umorismo che sostiene i migliori lavori di Richard Dawson, Neil Blackwell, Chris Morris, ecc. Cerca un significato più profondo nel comune; vuole l'estasi nel quotidiano; e, se il suo obiettivo ultimo fosse quello di essere il primo cantante rock and roll a citare la presa 'Shaver Only', ci riesce su tutti i fronti.
I Legss si sono mossi tranquillamente sullo sfondo della scena musicale del sud di Londra per quasi un decennio ormai. Mentre la fanfara lampo intorno a un miliardo di band di tendenza brillava per un attimo e si consumava, i Legss hanno cucinato a fuoco lento, incubato, fermentato e sobbollito. Il risultato è un suono che incorpora un post-punk filiforme in un più ampio arazzo di fronzoli da cabaret e brividi post-rock – esecuzione impeccabile.
Per quanto riguarda gli album di debutto, 'Unreal' è sicuro e avvincente come pochi. Niente mezze misure. Il modus operandi dei Legss qui è una miscela sicura di alt-rock graffiato e irritabile e ballate serene, con i veri punti forti che provengono dai diversi estremi di questi spettri. '909' è un passo travolgente che vede la band richiamare le groove muscolari dei Wire e dei Contortions, mentre il soliloquio radiofonico obliquo di Green è uno dei momenti più memorabili dell'album; «sono le tue opinioni, è la tua macchina.»
I momenti pesanti colpiscono così tanto proprio perché i momenti di riposo glaciale e spirituale sono così potenti. 'Nothing Would Make Me Happier' è uno di questi momenti; linee di basso che avanzano in punta di piedi e il clang fiacco di una chitarra malinconica alla Pavement, mentre Green medita: «Ecco perché si dice: 'giochiamo a fare la casa sotto il carosello dei rami'.» Nel frattempo, 'Eversince', forse il gioiello dell'album, è una ballata post-rock spettrale e in crescendo, tutta Fleet Foxes e Lucio Battisti nella sua esecuzione orchestrale dilatata, mentre 'Bit Rot' vede un frastuono totalizzante di chitarre alla Branca cedere il posto a un ritornello romantico «ba-da, ba-ba-ba-da» – glorioso.
'Unreal' è stato a lungo atteso, ma non è appesantito dall'idea di dover ancora diventare. Una visione genuinamente moderna e intelligente del post-punk, più acuta, meglio arrangiata e piena di più idee rispetto alla stragrande maggioranza dei loro contemporanei, i Legss hanno davvero scoperto qualcosa di importante qui.
8/10
Di: Cal Cashin
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