Canzoni di vulnerabilità e connessione...
18 · 09 · 2025
Originaria di una piccola città nei dintorni di Ottawa, Leith Ross si è costruita una reputazione basata sulla tenerezza radicale. Dal loro EP di debutto ‘Motherwell’ ai singoli virali ‘We’ll Never Have Sex’ e ‘I’d Have To Think About It’, Ross ha sempre prosperato in quella gamma delicata in cui la vulnerabilità diventa una sua forma di potere. Il loro terzo album completo, ‘I Can See The Future’, prodotto dal vincitore del Grammy Rostam, amplia il quadro senza perdere l’intimità. Mescolando indie folk con alt-pop, Americana e sfumature cinematografiche di piano e archi, è un album che appare al tempo stesso diaristico e ampio, radicato nel personale ma proteso verso qualcosa di collettivo.
La traccia d’apertura ‘Grieving’ dà il tono. È ingannevolmente brillante: la voce leggera di Ross si innalza su calde chitarre acustiche mentre cantano: “Amore dopo che sarò morto e essere in lutto mentre sono vivo.” Il paradosso è tipico di Ross; il dolore avvolto nella chiarezza, la loro moderazione permette a ogni sillaba di trafiggere. Altrove, ‘Stay’ virà verso tonalità folk rock, una canzone sull’aggrapparsi che rifiuta la sentimentalità a favore di un’urgenza silenziosa. ‘Home’ è un momento tenero del disco, uno sguardo essenziale sulla fragilità dell’infanzia con una magnitudine discreta. Poi c’è ‘Alone’, che cresce da inizi scarni a qualcosa di più pieno; gioca anche con il tempo — l’andamento fluido del ritmo fa sentire il brano inquieto ma determinato, incarnando la spinta e il richiamo della solitudine e il desiderio di connessione.
Il brano più notevole, ‘I Love Watching You Eat Dinner’, cattura il dono di Ross nel rendere il quotidiano trascendente, l’osservazione domestica come prova d’amore. L’album si chiude con il pezzo che dà il titolo al disco, ‘I Can See The Future’, la nota più speranzosa della raccolta. Guidata da una chitarra costante e sostenuta dal tono incrollabile di Ross, incanala la convinzione centrale dell’album: che c’è un mondo migliore in arrivo, uno che possiamo volere in essere attraverso determinazione e cura. È una canzone di promessa e possibilità, che porta il disco lontano non con disperazione ma con luce.
Ciò che rende il disco di tredici tracce ‘I Can See The Future’ così efficace non è solo la sua tavolozza sonora ma il senso di convinzione. Ross scrive con un’onestà che resiste alla messa in scena: la loro voce — fragile ma incrollabile — non ti lascia dimenticare l’importanza di ogni confessione. “Devo credere che stia arrivando un mondo migliore,” ha detto Ross dell’album. Quella speranza percorre queste canzoni, legando la memoria privata a un futuro collettivo. Il risultato è un lavoro che espande l’universo di Ross, pur preservando l’estetica folk discreta che ha reso il loro lavoro così magnetico fin dall’inizio, una splendida esplorazione del sé, della perdita e della promessa di ciò che deve ancora venire.
È una visione che Ross intende portare oltre lo studio. Quest’autunno, Ross porterà in tour ‘I Can See The Future’, cominciando con due concerti consecutivi nella loro città natale al Park Theatre di Winnipeg prima di attraversare il Nord America, con tappe al Brooklyn Steel e all’El Rey Theatre di Los Angeles, fra gli altri. Proprio come l’album offre un’intimità ampliata fino al cinematografico, il tour promette di portare le confessioni sussurrate di Ross in spazi condivisi e collettivi, prova che la loro vulnerabilità è sempre stata, in fondo, una lingua di connessione.
8/10
Parole: Gabby Ofo
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