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Impiegati – prendilo o lascialo

Impiegati – prendilo o lascialo

      Un viaggio sonoro spensierato attraverso amore, cuore spezzato e riconciliazione...

      30 · 10 · 2025

      Se senti nostalgia per l'indie degli anni 2000, i Salarymen sono la risposta. Il duo con base a Sydney arriva con il loro album di debutto ‘Take It Or Leave It’. Composto da Renee de la Motte e Thomas Eagleton, i Salarymen esplorano le contraddizioni e i tumulti di una relazione a lungo termine nei suoi vari capitoli.

      Il duo inaugura il debutto con ‘Just Because You Can’, un classico brano indie-rock pieno di energia e arricchito da sintetizzatori psichedelici. I Salarymen fondono le loro influenze senza soluzione di continuità e, sebbene ‘Take It Or Leave It’ sia chiaramente una rivisitazione moderna dell'indie degli anni 2000, incorpora anche sottili momenti di contaminazione di genere. ‘If You Want Me’ è un punto di forza notevole. Il pezzo combina psych-pop e l'arrangiamento classico di una ballad d'amore che potresti sentire alla radio degli anni Cinquanta. Le voci non rifinite di Eagleton si completano con il suono più curato di de la Motte. Il risultato funziona, aiutato dalla linea di chitarra ondeggiante e dal ritornello sospeso.

      ‘Take It Or Leave It’ è piacevole e di facile ascolto, esemplificato da ‘Holding On’ e ‘Let Me Go’. La voce di de la Motte si libra per tutto il ritornello di ‘Holding On’, sostenuta da synth e chitarre ben bilanciati. «So che ti stai aggrappando, non sono io», canta, mentre il duo affronta il ricordo di aver deluso qualcuno. Tuttavia è con ‘Surrender’ che il debutto dei Salarymen trova veramente la sua voce. La seconda metà del disco appare notevolmente più sicura, dall'inflessione più tagliente di ‘Surrender’, all'orchestrazione indie-rock anni 2000 di ‘Like You’ e agli archi delicati di ‘We Could Be Together’. Quest'ultimo brano segna un altro forte punto di svolta in ‘Take It Or Leave It’, incarnando l'alt-pop classico con un grazioso accenno al gusto retrò della band. «Il cuore spezzato non è per sempre, è vero», riflette de la Motte, indicando uno dei temi centrali dell'album: una sentimentalità per le relazioni passate e per la musica che le ha accompagnate.

      In alcuni punti, ‘Take It Or Leave It’ è tanto diretto quanto coinvolgente. ‘Truth’ procede a rilento, spronato da accordi di pianoforte spezzati. La voce di Eagleton guida il brano, ma alla fine funziona meglio quando è in armonia con quella di de la Motte. La nostalgia per l'alt-rock degli anni 2000 si ritrova in ogni traccia di ‘Take It Or Leave It’, rendendo anche i momenti leggermente più deboli come se potessero far parte della colonna sonora di un film indie.

      Mentre ‘Too Many Times’ costruisce una chiusura stranamente brusca, la natura eterea della traccia finale di ‘Take It Or Leave It’ sembra stranamente appropriata. Gran parte dell'album tratta ciò che rimane non detto, dalle dure verità ai sentimenti inevitabili. Chiudere con tale noncuranza risulta azzeccato, aggiungendo un'altra dimensione quasi cinematografica alla narrazione complessiva del disco. «Così brucerò la candela da entrambe le estremità, senza mai lavorare su me stessa», canta de la Motte in ‘Holding On’, racchiudendo il nome del gruppo e un aspetto del loro debutto. Come i salarymen giapponesi, sono dediti alla loro arte, anche se nel caso di de la Motte ed Eagleton ciò si manifesta nell'accompagnare gli ascoltatori in un viaggio sonoro attraverso amore, cuore spezzato e riconciliazione.

      7/10

      Testo: Charlotte Grimwade

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