Resoconto dal vivo: Lorde – The O2 Arena, Londra

      CLASH Live in collaborazione con WeAre8...









       18 · 11 · 2025















      «Sono stata in cima al piedistallo / Ma stanotte voglio solo cadere», canta Lorde nel brano frastagliato e intriso di archi ‘Shapeshifter’ dal suo ultimo album. Dal punto di vista della carriera, è innegabile: gli inni ‘Royals’ e ‘Ribs’ del suo album d'esordio del 2013 ‘Pure Heroine’ hanno spinto la cantante neozelandese in cima alle classifiche mainstream con il suo caratteristico elettropop confessionale. Tre album dopo – il carico di synth ‘Melodrama’, il più rilassato ‘Solar Power’ e il decisamente viscerale ‘Virgin’ di quest'anno – è chiaro che Lorde è pronta a lasciarsi andare.



      «Per fare ‘Virgin’, ho dovuto crollare completamente», spiega, decidendo di trasferirsi a Londra per cinque mesi per scrivere l'album. «Avevo la sensazione che sareste stati in grado di sostenermi in quel periodo difficile della mia vita.» Parlando a un'arena da 20.000 persone, si esprime con una sincerità che fa sentire come se tu fossi l'unico nella stanza.

      Il palco è altrettanto essenziale: con pochi oggetti di scena industriali, Lorde ha ampio spazio per saltellare, correre, sdraiarsi. In vari momenti si filma con una telecamera portatile collegata agli schermi. È un po' come vederla ballare nella sua stanza, completamente senza inibizioni. ‘Virgin’ possiede lo stesso livello di intimità – «Mi ha sputato in bocca come se stesse recitando una preghiera», canta in ‘Current Affairs’, mentre ‘Broken Glass’ offre riflessioni taglienti sull'immagine corporea. «Amerò mai di nuovo?» chiede in ‘David’, muovendosi tra la folla con una giacca luminosa per illuminare un mare di fan adoranti.

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      I brani tratti dagli album precedenti di Lorde sono altrettanto ben accolti: ‘Supercut’ e ‘Green Light’ dal suo secondo album ‘Melodrama’ sono stati pronti per l'arena fin dall'inizio, con i loro ritmi martellanti e i cori euforici. Da ‘Solar Power’, ‘Oceanic Feeling’ è una scelta azzeccata per la scaletta, con il suo verso «il rossetto nero ciliegia raccoglie polvere in un cassetto / non ne ho più bisogno» che offre un tenero cenno ai suoi giorni da adolescente di ‘Pure Heroine’. Mentre la serata celebra ‘Virgin’, è, per estensione, una celebrazione dell'evoluzione di Lorde nell'ultimo decennio, sia sonicamente che a livello personale.



      «Cantiamo la canzone più vecchia e preziosa che abbiamo», ordina prima di chiudere la serata con ‘Ribs’, un inno generazionale scritto a 15 anni su quanto faccia paura invecchiare. Introducendo il brano, ha ragione: la musica di Lorde è iper-personale eppure sembra nostra — una testimonianza delle esperienze umane condivise di sofferenza amorosa, incertezza e dolori della crescita, e del potere di qualche ballo collettivo in stile camera da letto per alleviarli.

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      Testo: Emily Whitchurch

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