«Cosplay significa essere un’artista o semplicemente essere una persona; cambi molto e dovresti avere il diritto di provare cose diverse.» — Asha Lorenz
Sembra che questa tensione si trascini da tempo — essere considerati parte di una scena a cui loro stessi non si sono mai sentiti davvero legati. Asha annuisce. «Fin dall’inizio abbiamo sempre semplicemente scritto canzoni, quindi era buffo essere paragonati a cose di cui in realtà non ci siamo mai sentiti parte. Penso che ci si possa confondere con la propria identità, con i paragoni, ma con l’età dici semplicemente: “oh no, non è quello che mi piace”. Non mi piace come [gli artisti] non possano cambiare in questo momento. Penso sia molto strano, e che porti a musica stagnante, e che le persone debbano rigettare continuamente sé stesse.»
Ma come suona, in pratica, questo atto del travestirsi? L’apertura, ‘Echoes’, è una canzone pop diafana e inquietante, tutta vocalizzi sussurrati e chitarre scintillanti, mentre ‘Love Posture’ è una storia d’amore deformata che potrebbe essere uscita direttamente dai The Cure, con una linea di basso propulsiva sotto una batteria nervosa, Asha che canta «tu ed io, siamo in postura d’amore … quattro braccia, quattro piedi, un mostro». ‘Life In This Body’ impiega una strategia che i Sorry hanno già utilizzato: il loro amore per il campionamento.
«Penso che i sample permettano al mondo di cambiare all’improvviso, e lo portino semplicemente nel momento successivo», annuisce Asha. «È qualcosa che volevo fare per avvisare la gente della cosa successiva, o per farlo sentire come una TV che cambia canale. In ‘Life In This Body’, Marco aveva una poesia che ha accelerato, e sembrava semplicemente adattarsi molto bene.»
Creare un panorama musicale così disparato, e poi cucirlo insieme in un tutto coerente per il pubblico, è un’impresa non da poco. Il trucco magico dei Sorry è far sembrare il loro mondo sonoro spesso disperso tanto diretto e solido quanto un album pop da Top 40. Cosa pensa esattamente Asha che lo leghi insieme? Si fuma la sigaretta e ci pensa su.
«Penso che sia piuttosto oscuro, sento che c’è parecchia, sì, tristezza e oscurità», riflette. «Ma è anche come lasciar andare, in certi sensi, in questo disco. È quello che è. Essere in grado di riconoscere un’emozione, o esprimerla, è in fondo tutto quello che puoi fare.»
È un obiettivo scivoloso da definire, ma in ‘COSPLAY’ i Sorry riescono proprio a farlo. ‘COSPLAY’ è disponibile ora via Domino.
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