Inaugurando il prossimo capitolo del suo attesissimo viaggio, il rapper di East London John Glacier offre al mondo "Like A Ribbon", una saga che ritrae il suo viaggio personale attraverso la crescita ad Hackney, l'ascesa, le lotte che vi coincidono e la crescita esistenziale che la sovrasta. Diviso in tre parti che rappresentano i movimenti di un nastro che cade, si agita e si rianima, l'album è senza dubbio il lavoro più onesto di Glacier fino ad oggi. L'elemento della narrazione è evidente fin dall'inizio dell'album, quando l'artista apre con "Satellites", infuso di trip-hop e in stile grunge, calmo e caotico allo stesso tempo, con voci coinvolgenti, prima di espandersi in "Don't Cover Me" e "Money Shows". La prima vede un approccio più sonoro e futuristico, con la voce di Glacier invitante e struggente, ma allo stesso tempo distante, mentre la seconda - un brano in collaborazione con il gruppo newyorkese Eartheater - continua con i caratteristici toni grunge mentre descrive le sue lotte durante gli anni della formazione. John Glacier spiega spesso che l'essere cresciuta nell'East London è un'esperienza fondamentale per il suo sound attuale, quando Hackney era Hackney, e il segmento iniziale dell'album alimenta questa immagine: è tagliente e ruvido intorno ai bordi, a volte duro, ma costruito con un fascino incommensurabile.
Mentre "Like A Ribbon" si dipana ulteriormente, l'album è sempre più avvincente: "Emotions" ha un suono più allegro che enfatizza l'atteggiamento dell'artista, una dimostrazione di sicurezza supportata da un'immensa quantità di talento, prima di passare a "Nevasure", che scava nell'insicurezza, dettagliata in una melodia emotivamente accattivante. La sensazione è più cupa, un po' solitaria e malinconica, con una terrificante percezione di qualcosa che cade, un "nastro" che va alla deriva al rallentatore riprodotto più e più volte visivamente nella vostra testa. Si sente il dolore nei toni vocali e diventa impossibile non immaginare le emozioni che si agitano nelle preoccupazioni autodistruttive dell'artista mentre canta "never mind me cos I'm icy, let it fall, have it knocked down", e "like a volcano burn it all down" Una risposta dura alla fiducia in se stessi mostrata in precedenza, ma che molti creativi si trovano costantemente ad affrontare.
- WHS2024001Z007-10 001 - Inoltre, "Steady As I Am" restituisce chiarezza alla mente di John, un recital mentale e un'affermazione positiva mentre canta "steady as I am, never change", un netto contrasto con il concetto di "Nevasure", ma che, una volta svelato, cattura ulteriormente la capacità caparbia dell'artista che sembra essersi scrollata di dosso le ansie precedenti citando "could't phase me - sticking to the plan, not the game", sostenendo i temi chiave dell'album, ovvero la forza e la crescita, pur descrivendoli in modo trascendente.
Se la fase iniziale del nastro era la cascata nel vento che rappresentava la sua educazione, la caduta rappresentava le lotte durante la sua ascesa, il segmento finale della caduta è un segnale per abbandonare tutte le paure e mostrare il coraggio in quanto, nonostante la caduta, la nuova forma dimostra una nuova prospettiva di vita. 'Home' apre questo nuovo capitolo, attraverso un breakbeat motivante, synth ispirati alla ripetizione e la voce di Glacier che evoca un senso di sicurezza misto a passione ardente.
'Ocean Steppin', con la partecipazione di Sampha, offre un'occasione di riflessione sui progressi compiuti, pur rimanendo in tema per il segmento finale dell'album; nel frattempo, 'Dancing In The Rain' si rivela la più decisiva per la sua svolta di coraggio ed energia, come canta lei stessa: "Ballerò per le strade, lascerò che pensino che sono pazza", apprezzando l'arte di lasciarsi andare, ridere di fronte alle avversità e celebrare il vigore della perseveranza nei momenti difficili. 'Like A Ribbon' si chiude con 'Heaven's Sent', non un riferimento a se stessi, ma un apprezzamento per il fatto che ogni lotta e ogni movimento che l'artista ha attraversato fino a questo punto di calma è stato mandato dal cielo, e una giusta celebrazione delle difficoltà che hanno fatto crescere l'artista fino a questo punto della sua vita.
È impossibile non sentirsi emotivamente connessi a "Like A Ribbon" in ogni momento. Fin dall'inizio si percepisce la grinta del primo capitolo, il dolore del secondo e la gioiosa celebrazione della crescita e del coraggio dell'ultimo - un cenno al produttore seminale Kwes Darko e alla narrazione integrale di Glacier. Fin dall'infanzia, John Glacier si era spesso considerato "particolare" e qualcuno che sapeva esattamente ciò che voleva; con il suo ultimo lavoro, l'artista procede in questo viaggio eccezionale che la porta esattamente dove la sua mente si è manifestata. 9/10 Parole: Ben Broyd -
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