Mentre i cancelli si aprono per l'ultimo giorno intero di musica di Mad Cool — senza contare il programma inaugurale del Brunch Electronik di domenica — è subito evidente che, oggi, c'è un solo nome sulla bocca di tutti. Centinaia di ragazzine adolescenti corrono letteralmente attraverso il sito, con cartelli fatti a mano in mano, per assicurarsi un posto il più possibile vicino al palco principale, pronte a sacrificare tutto il resto per il loro idolo — e Olivia Rodrigo non si esibirà nemmeno tra sei ore. È un’atmosfera anticipatoria, febbrile di entusiasmo, e che si rivela gioiosamente irresistibile; ovunque ci siano ‘Livies’ vestiti con merchandise, intenti a vivere la notte della loro vita.
E c’è anche un fervore simile — seppur di scala più ridotta — tra il folto pubblico radunato davanti al terzo palco del festival per ascoltare girl in red. La principale artista norvegese dell’alt-pop viene accolta da una marea di striscioni e da un entusiasmo assordante, soprattutto quando presenta il singolo del 2018 ‘girls’ con un racconto breve ma toccante su come la sua scrittura l’abbia aiutata a riappacificarsi con la sua sessualità (“Sono una LESBICA,” lo dice chiaramente a chi ancora non la conosce). Se le urla sono il filo conduttore delle performance di oggi, allora il set di FINNEAS sul palco Orange continua a emozionare, con le sue canzoni estive e leggere — che si sposano perfettamente con l’arena soleggiata — intervallate da urla assordanti ogni volta che indica, si muove o tenta di ballare. Per quei fan di Olivia che non hanno scelto di incatenarsi alla barriera del palco principale, questo slot durante l’ora d’oro di questa sera offre un'opportunità di una dose di pop-rock differente, più alternativa, grazie all’inimitabile St Vincent. Infatti, mentre Annie Clark guarda la folla baciata dal sole radunata qui, riconosce anche alcuni dei volti più giovani che le scrutano — giovani ragazze che, a nostro avviso, questa sera porteranno a casa più di un ricordo inciso nella memoria. Alternandosi tra una specie di personaggio da pixie maniacale (tutte baci nell’aria e suoni dolci) e una performer di vaudeville carica di sessualità, i suoi movimenti irregolari suggeriscono sia estasi che dolore; la visionaria alternativa presenta il suo ultimo album (‘All Born Screaming’, 2024) con la convinzione di chi, anche in un festival straniero, non considera mai compromessi artistici come un’opzione.
Come ieri i Kaiser Chiefs, e prima di loro St Vincent, la presenza degli Glass Animals sul palco outdoor più piccolo di Mad Cool sembra una scelta modesta; oltre alla massa principale di persone che si sono posizionate in prima fila per le ex star del DIY, molte altre guardano lo spettacolo di questa sera da lontano, sorseggiando cerveza seduti. Guidati dall’energia inesauribile di Dave Bayley, la band sa che questa manche pre-headliner è essenzialmente una creazione di atmosfera per la notte che verrà, e si muovono con disinvoltura tra indie vivace e electro-pop atmosférico dai toni al neon. Umili e simpaticamente imbarazzati, a volte è facile dimenticare che Glass Animals sono maestri nel far sentire visibile la propria comunità di fan stretta; ma poi si vede un ananas randagio o un peluche di Pokémon sollevato tra il pubblico, o si sentono le urla per il tormentone ‘Heatwaves’, e si ricorda: questa è una band che ha (per sbaglio) sfruttato l’influenza degli scherzi internettiani a loro grande vantaggio — e con grande gioia di tutti gli altri.
E così, arriviamo al grande momento. Per qualcuno che non ha mai avuto tante attenzioni su di sé — dopo aver trionfato come headliner a Glastonbury pochi settimane fa — Olivia Rodrigo non si lascia impressionare affatto. Esplodendo sul palco mentre si spengono gli ultimi accordi di ‘We Got The Beat’ delle The Go-Go’s, si posiziona all’incrocio tra pop idol, rockstar e moderna principessa Disney: un’artista di stile e sostanza che, se ci fosse giustizia, si trova sul punto di conquistare il mondo a livello Taylor Swift. Anche se ha solo due album alle spalle, la forza delle sue canzoni è tale che la scaletta di questa sera sembra, in sostanza, una compilation di successi: ‘vampire’, ‘bad idea, right?’, ‘love is embarrassing’ o ‘driver’s license’ sarebbero tutte degne di bis, ma qui sono inserite a metà performance, ognuna delle quali eleva ulteriormente l’asticella — e il volume di questa folla perfetta — verso vette ancora più vertiginose.
Come a Glastonbury, lo spettacolo utilizza alcuni elementi scenici scelti — una telecamera sotto i piedi e, più tardi, un sistema di impalcature e megafono — ma Olivia non ha bisogno di concetti o props di effetto: basta che suoni ‘All I Want’ (una canzone della colonna sonora di High School Musical, raramente eseguita dal vivo) perché i fan si sentano testimoni di un momento memorabile. Perché quello che lei e la sua band tutta al femminile portano sul palco non è solo glitter e euforia sfrenata: è un’ispirazione dirompente per una nuova generazione di ragazze che, grazie alla sua musica, si sentono fortificate a essere davvero, DAVVERO rumorose. Per parafrasare le sue parole: conosce il suo ruolo, e questo è il suo.
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