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Raekwon – Le nuove vesti dell’Imperatore

Raekwon – Le nuove vesti dell’Imperatore

      Un ritorno misto dal leggendario rapper...

      23 · 07 · 2025

      Pochi nuovi album suscitano reazioni così contrastanti come quelli di veterani del rap. I fan di lungo corso di solito li valutano positivamente, tutti gli altri tendono ad avere opinioni molto più contrastanti. Tuttavia, pochi rapper perdono mai le loro capacità tecniche, indipendentemente dall’età. Quello che spesso perdono è la loro visione estetica, così come la fame artistica. Pensate alla classica storia di rap dai quartieri poveri ai ricchi. Un rapper raggiunge il vertice, diventa stabile per tutta la vita ed è ormai lontano anni luce dalle strade da cui è partito con tanta fatica. Potete davvero biasimarlo se, dopo decenni di successo, perde un po’ di quella carica e spirito originari?

      A complicare tutto questo è il fatto che il rap è un genere molto “nel momento”. Si sviluppa rapidamente, il che significa che figure di grande spessore nel settore possono diventare leggende quasi da un giorno all’altro. Sono questioni che ogni veterano del genere ha dovuto affrontare, portando a una vasta gamma di successi e fallimenti. Raekwon dei Wu-Tang Clan si colloca praticamente nel mezzo di questa scala. Ha pubblicato almeno un grande album oltre ai suoi e ai giorni di gloria dei Wu-Tang; ‘Only Built 4 Cuban Linx… Part 2’ del 2009, che era un degno seguito del suo originale seminale ed è un esempio perfetto nella discussione “i veterani del rap possono ancora fare buona musica”.

      Tuttavia, il 2009 è ormai un’epoca lontana. Con il suo ottavo album in studio, ‘The Emperor’s New Clothes’, il maestro degli epici urbani e chef straordinario dei Wu-Tang ha creato un disco che si adatta perfettamente al modello di un’uscita di un leggendario rapper sulla soglia dei cinquanta che pubblica album sempre più rari. Ci sono featuring di suoi pari (come Nas e Ghostface Killah), verso di giovani artisti influenzati da lui (’Wild Corsicans’ presenta i principali membri di Griselda), produzione che suona circa due decenni datata e frecciatine liriche che colpiscono sul tema, ma vengono consegnate con un fascino e un’energia affascinanti.

      Il problema più grande di ‘The Emperor’s New Clothes’ è, a mani basse, la sua produzione. Rispetto alla bellezza cinematografica di ‘Only Built 4 Cuban Linx…’, all’aggressività fosca delle prime produzioni Wu-Tang o alla combinazione coinvolgente di queste influenze che oggi sfruttano le nuove leve come Griselda e il rap coke, queste 18 tracce risultano completamente piatte. L’atmosfera desiderata sembra essere un maximalismo sfarzoso, che funziona sporadicamente, come nella traccia ‘inspirational’ ‘1 Life’. Tuttavia, l’album è ricco di scelte discutibili come le brutte campionature di synth di ‘600 School’, l’uso strano di campioni soul in ‘Get Outta Here’ e le drum machine datate di ‘Open Doors’. L’intera palette musicale manca di interesse o seduzione. Tutto sembra essere troppo forte nel mix e rivestito di un alone artificiale e poco attraente.

      Tuttavia, Raekwon stesso è in buona forma. La sua voce offre tessiture avvolgenti che la produzione, a volte, manca e, stranamente, si scontrano spesso. ‘Open Doors’ presenta scorrevoli flow potenti, sviluppati con un’eleganza malinconica: “Toast, big up kings and queens wearing their blings and wings/Stay on your demons and dream, let’s sing”. Anche le immagini glamour del crimine, tipiche di lui, tornano spesso, come in ‘Get Outta Here’, con descrizioni di superbelle che si intrecciano e si trasformano in quasi astrazioni: “My shooter named Jerome with Louis on resting, lived successfully/Flying and puffing, the steering wheel cushion comfy/My pullers up, n****s would slump me”.

      Definito dal dizionario come un “mix di tutto”, la produzione ormai datata di due decenni è il difetto fatale di ‘The Emperor’s New Clothes’. Tuttavia, Raekwon possiede ancora la capacità di tessere immagini di glamour, crimine, vita e morte che spesso si scontrano con effetti sorprendenti. È un peccato che i suoi quadri manchino di stile o flair pari alle sue ineccepibili capacità.

      5/10

      Parole: Tom Morgan

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