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Anteprima: "Wish I Was Numb" di ROREY, catartica e onirica, è la colonna sonora euforica della nostra crisi esistenziale - Atwood Magazine

Anteprima: "Wish I Was Numb" di ROREY, catartica e onirica, è la colonna sonora euforica della nostra crisi esistenziale - Atwood Magazine

      ROREY cattura la bellezza e il peso di sentire tutto su “Wish I Was Numb”, un confessionale alt-pop sognante e catartico che danza attraverso il sovraccarico emotivo con intimità, onestà e una luce sonora scintillante. Scritto durante un episodio misto maniacale nel pieno della pandemia, l’ultimo singolo dal suo secondo EP ‘Dysphoria’ vede la 21enne consolidare il suo posto come una delle giovani voci più avvincenti e confessionali di New York City.

      Ascolta in streaming: “Wish I Was Numb” – ROREY

      L’ho scritto alle 2 di notte nel mezzo di un episodio misto, sentendomi sia maniacale che depressa senza capire del tutto il perché… È confuso ed emotivo, perché questo ero io.

      * * *

      C’è un tipo speciale di dolore che arriva con il sentire tutto in una volta sola – quando ogni pensiero e sensazione arriva senza controllo, travolgente ed esilarante nella stessa misura.

      “Wish I Was Numb” di ROREY dimora in quel traboccamento emotivo febbrile, avvolgendo la sua turbolenza in una reverie alt-pop sognante e scintillante. Chitarre lucenti e una linea di synth brillante e leggera irradiano calore, ammortizzando il peso delle sue parole – “I feel too much… Wish I was numb…” – con qualcosa di vicino all’euforia.

      È la colonna sonora della crisi esistenziale di un’anima; il suono della catarsi in movimento: intimo, immersivo e, nonostante il suo nucleo dolorante, sorprendentemente edificante.

      Wish I Was Numb – ROREY

      Segno i miei giorni

      con conversazioni vuote

      che faccio con me stessa

      Dicono che è solo una fase

      ma resto sola niente aiuta mai

      Affirmations auto-riflessione

      continuo a fissare l’inferno

      Tutta la mia vita è al rallentatore

      spaventata a morte chi posso dirlo

      Atwood Magazine è orgogliosa di presentare in anteprima il video musicale di “Wish I Was Numb”, il secondo singolo della cantante/autrice ROREY dal suo prossimo secondo EP Dysphoria (in uscita il 15 agosto via Killphonic Records). Co-prodotto dal suo amico e collaboratore di lunga data Scott Effman, il brano cattura la tensione tra sovraccarico emotivo e spegnimento emotivo – il tira e molla del voler fare tutto e niente allo stesso tempo. Scritto nel pieno della pandemia durante un episodio misto maniacale, Dysphoria è il progetto più personale della giovane newyorkese di 21 anni, che esplora salute mentale, identità e sopravvivenza attraverso paesaggi sonori lussureggianti e ipnotici e un lirismo profondamente confessionale.

      Mm mm mm, sento troppo

      Mm mm mm, vorrei essere intorpidita

      Mm mm mm, sento troppo

      Mm mm mm, vorrei essere intorpidita

      “La mia musica parla delle relazioni con noi stessi e con gli altri. Parla di deviazione da sé, scoperta di sé ed essere radicalmente onesti, anche quando fa male,” dice ROREY a Atwood Magazine. “Penso di dire ad alta voce ciò che alcune persone hanno paura di dire. Mi dà forza sapere che le mie canzoni aiutano le persone a entrare in contatto con le loro emozioni.”

      L’EP ‘Dysphoria’ di ROREY

      Plasmato dal canto morbido e che scuote l’anima di ROREY accanto a chitarre scintillanti, synth aerei e un ritmo che oscilla tra languido e propulsivo, “Wish I Was Numb” è l’incarnazione sonora della contraddizione interna. È per metà confessione da camera da letto e per metà liberazione da pista da ballo – una foschia di malinconia intrecciata con scintille drammatiche e dinamiche di luce.

      I versi sono scarni e intimi, la sua voce abbastanza vicina da sentire il suo respiro, mentre il ritornello sboccia in un’ondata di suono scintillante, come se il suo turbamento privato fosse esploso nell’aria aperta. Quel tira e molla – di ritiro e liberazione, sussurro e grido – rispecchia lo stato di cui sta cantando, dove le emozioni sembrano troppo grandi per essere contenute e troppo pesanti da sopportare.

      Liricamente, ROREY non si tira indietro di fronte a quel peso. Canta di “conversazioni vuote che faccio con me stessa”, di stare a galla sotto le coperte e andare a spirale tra le lenzuola, le sue immagini catturano un senso di immobilità inquieta tanto mentale quanto fisica. Eppure, nonostante tutto il suo peso, la canzone resiste al collasso. Invece, si solleva, sostenuta da melodie luminose e da un ritmo trascinante che rifiuta di lasciar sedere la tristezza. È un promemoria che anche nei momenti di esaurimento emotivo può esserci movimento, slancio e persino gioia – non nonostante il dolore, ma grazie ad esso.

      Qual è il mio scopo sempre a cercare

      solo la superficie che vedono

      Strappandomi a metà

      sta diventando più oscuro di quanto sembri

      Stare a galla sotto le coperte

      spirale discendente in questi lenzuoli

      Il sole sta sorgendo è così accecante

      non so chi voglio essere

      ROREY © Ebru Yildiz

      ROREY © Ebru Yildiz

      Il video musicale di “Wish I Was Numb” aggiunge una dimensione extra al rilascio emotivo del brano, collocando ROREY in vari spazi della sua amata Manhattan.

      Balla da sola in un appartamento vuoto con una vista panoramica dell’Empire State Building; canta davanti a una finestra dal pavimento al soffitto macchiata dalla pioggia mentre la città grigia sfuma dietro di lei; sta per strada sotto la pioggia battente, i capelli appiccicati al viso, girando, calpestando e lanciando il suo corpo a tempo con la musica. Più la canzone cresce, più si affida al movimento fisico come pura catarsi – una proiezione esterna dei sentimenti che non può contenere dentro. È cinetico, disinibito e profondamente umano, ancorando la tempesta emotiva della canzone nella sua casa fisica di New York City.

      Mm mm mm, sento troppo

      Mm mm mm, vorrei essere intorpidita

      Mm mm mm, sento troppo

      Mm mm mm, vorrei essere intorpidita

      “‘Wish I Was Numb’ è stato in qualche modo un incidente,” confessa ROREY. “L’ho scritto alle 2 di notte nel mezzo di un episodio misto, sentendomi sia maniacale che depressa senza capire del tutto il perché. Il primo verso che è uscito è stato: ‘Segno i miei giorni con conversazioni vuote che faccio con me stessa.’ Quel momento ha plasmato tutto. Io e Scott Effman abbiamo assecondato il contrasto, accoppiando una narrazione esistenziale con sonorità che ti fanno venir voglia di ballare nella tua stanza invece di piangere. È confuso ed emotivo, perché questo ero io. Non è solo una canzone; è un’istantanea del mio cervello quella notte.”

      Quel contrasto è ciò che rende “Wish I Was Numb” così impressionante: è musica su cui puoi muoverti, anche mentre porta il peso dell’incertezza, del dubbio su di sé e della stanchezza mentale. La semplicità del ritornello – “I feel too much, wish I was numb” – suona universale, un mantra per chiunque sia mai stato preso tra il voler interessarsi meno e l’incapacità di spegnere i sentimenti.

      L’EP Dysphoria, il secondo di ROREY, uscirà il 15 agosto, promettendo altro di questo tipo di narrazione sonoramente inebriante, brutalmente onesta e mozzafiato. Fino ad allora, lascia che “Wish I Was Numb” ti trascini nella sua vertiginosa spirale emotiva – una canzone per ballare, per piangere e forse per vederti dentro, tutto in una volta.

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       © Ebru Yildiz

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