Un secondo album rinato che affronta il dolore personale...
25 · 09 · 2025
«All That Is Over» – il secondo album degli SPRINTS – distorce ciò che ci si aspetta con un rilascio punk dinamico e inquietante. Dopo aver gettato basi importanti con il loro primo album «Letter To Self», accolto da recensioni a cinque stelle e da una nomination all’Irish Choice Music Prize, gli SPRINTS continuano a essere un veicolo per un punk intelligente e determinato.
«All That Is Over» comincia con «Abandon», una traccia lenta e minacciosa, che assicura subito che il loro secondo album è più di un semplice pezzo punk. Il testo ripetuto “I grow unrecognisable” mostra profondità e esaurimento. Le dinamiche sono continuamente logorate e distorte con «To The Bone», che mantiene l’aura minacciosa, per poi esplodere in un ritornello feroce ed esplosivo prima di ricadere in una strofa cupa.
Il loro status di band punk è più che dimostrato con «Descartes», il loro primo singolo, un pezzo incalzante e frenetico ispirato a una frase del romanzo Outliner di Rachel Cusk – «La vanità è la maledizione della nostra cultura», un ribaltamento del «Penso, dunque sono» di Cartesio. La cantante Karla Chubb spiega: «Parlo, quindi capisco. Molta della negatività che vedi nel mondo ha radici nella vanità e nell’ego che le tue convinzioni o la tua identità siano più importanti di quelle di qualcun altro.»
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L’energia punk elevata continua in «Need» e «Beg», due canzoni che oscillano tra desiderio e rabbia, la stessa imprevedibilità riscontrata nei cambi di tono lungo tutto l’album. L’assenza del classico calo da secondo album si spiega con il turbine inarrestabile che ha seguito il successo del loro primo disco, unito alle avversità personali. «Stava succedendo così tanto e c’era così tanto da elaborare», spiega Chubb, «stavo attraversando una grande rottura con il mio partner, con cui ero stata per otto anni; Colm aveva lasciato la band; eravamo davvero diventati musicisti professionisti, e io ero all’inizio di una nuova relazione. Ma poi guardavi fuori e il mondo non è mai stato così brutto. Scrivevo ogni giorno perché succedeva così tanto.» Nonostante questo, gli SPRINTS suonano coesi e più forti che mai.
«Something’s Gonna Happen» e «Pieces» proseguono l’angoscia dell’album, prontamente deviata da «Better», una traccia alt-rock più lenta e luminosa caratterizzata dalle forti voci condivise di Chubb e del bassista Sam McCann. «Better» ha anche un alone shoegaze, prodotto da Daniel Fox dei Gilla Band; l'«anti-love song» è un indubbio momento culminante dell’album.
«All That Is Over» si conclude con «Desire», una traccia elegante e dilatata piena di distopia, ansia alla Radiohead e lussuria. L’autodefinitasi «cowboy gothic» lascia l’esperienza d’ascolto dell’album con la certezza che gli SPRINTS non si sono sgretolati sotto la pressione del successo del loro primo disco.
7/10
Di Amelie Grice
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