A molti, il talento naturale da star dei Fontaines D.C. era evidente anche prima che 'Dogrel', il loro album di debutto del 2019, vedesse la luce. Tre album dopo, i libri di storia ricorderanno 'Romance' come quello che li ha trasformati in una supernova. La sensazione che il quintetto di Dublino potesse essere la prossima grande novità del rock non era mai davvero svanita, continuando a covare a un ritmo ragionevole mentre la band manovrava visibilmente questa traiettoria con 'A Hero’s Death' (2020) e con il suo seguito del 2022, 'Skinty Fia'. Ma dal giorno in cui 'Starburster' chiamò la loro quarta era, quel ritmo cambiò. Scattò — incontrollabilmente. Se l'evoluzione è il principio fondamentale che mantiene una band rilevante, 'Romance' rappresentò piuttosto una rivoluzione. La vibrante palette di colori neon — verde lime, rosa e azzurro — emerse dal nulla, inaugurando un'estetica distopica e cyberpunk che al contempo si ispirava all'età dell'oro del nu-metal degli anni '90. Un'audace antitesi, quasi, rispetto ai cinque uomini che solo cinque anni prima apparivano introversi e silenziosi, mentre il frontman Grian Chatten camminava goffamente sul palco tra una canzone e l'altra. Questa rivoluzione visiva ha senso, nel contesto di ciò che stava accadendo sotto la tuta Adidas verde lime di Grian o sotto l'inconfondibile capigliatura rosa del chitarrista Carlos O'Connell. 'Romance' segnò la prima volta in cui i Fontaines D.C. iniziarono ad abbracciare la fama che era loro giunta, giocandoci e sfruttandola a loro vantaggio. La precedente tendenza della band a sottrarsi all'inevitabile esemplifica la metafora del titolo, esplorando come spesso percorriamo la via del romanticismo — che sia negazione, evasione o distorsione della verità — invece di affrontare la realtà.
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