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Jean Dawson – Ninna nanna, Barlume di Dio

Jean Dawson – Ninna nanna, Barlume di Dio

      Una svolta verso un'eleganza pop abbagliante...

      17 · 11 · 2025

      L'arrivo degli anni 2020 ha visto un'immediata virata verso toni sonori familiari. 'Future Nostalgia' di Dua Lipa o 'After Hours' di The Weeknd si sono tuffati a capofitto nel synth-pop e nella new wave, riportando i segni distintivi degli anni ottanta nella coscienza mainstream. A distanza di mezzo decennio, l'onnipresenza di questo particolare viaggio nella nostalgia si è attenuata. È diventata una polveriera: persino il semplice utilizzo di un sintetizzatore Roland Juno faceva scatenare l'internet, che lo bollava come banale e prevedibile — basta guardare la risposta iniziale a 'Manchild' di Sabrina Carpenter, con la rete che tracciava immediatamente parallelismi con 'Good Luck Babe' di Chappell Roan. Uno sguardo alle prime dieci posizioni, oggi, mostra pochi segni di rimandi agli anni ottanta, forse perché pochi artisti sono in grado di affrontarli davvero in modo originale e immaginativo.

      Jean Dawson è un artista capace di districarsi nel campo minato della nostalgia con eleganza. 'Rockabye Baby, Glimmer Of God' è al contempo stile e sostanza. La scrittura è affilata, la produzione abbagliante e l'atmosfera coltivata è quella di corse notturne, neon lampeggianti e luci cittadine scintillanti. Il 'Glimmer Of God' del 2024 ha visto Dawson inclinare ulteriormente verso il pop, allontanandosi dal lavoro chitarristico denso dei precedenti dischi 'Pixel Bath' e 'CHAOS NOW*'. Pur avendo giocato nel corso della sua carriera con pop e soul, 'Rockabye Baby, Glimmer Of God' si impegna del tutto, offrendo ritornelli più puliti e una produzione compatta.

      Nel suo nuovo album Jean Dawson scolpisce queste comprensioni pop in qualcosa di succinto e meditato. Il sollievo sommesso di 'GODISADJ' è seguito immediatamente dalla giubilante traccia titolare; questa immersione nella tavolozza del pop anni ottanta avvolge Jean Dawson nella sua ultima forma, quella di una popstar camaleontica. 'Prize Fighter' ci presenta l'alter ego darkwave di Dawson, chitarre alla Molchat Doma e sintetizzazioni alla Boy Harsher intrecciate a creare un momento cupo in un album altrimenti relativamente vivace. Ho paragonato 'Glimmer Of God' ad alcuni momenti del seminale 'Two Star And The Dream Police' di Mk.gee, e la traccia finale di questo album immerge anch'essa le dita in quei paesaggi sonori. 'The Modern Death of Bad News' ha un che di Dijon: batteria con gate e campioni vocali tagliati e distorti a fare da prologo a una parte finale in stile blues a dodici battute.

      È una serie di vignette pop, che mette in evidenza la mutevole plasmabilità della voce e della scrittura di Jean Dawson. In otto tracce, sequel del suo ultimo disco 'Glimmer Of God', Dawson raddoppia sul suo marchio di fabbrica "ghetto pop". Nel singolo principale 'White Lighter' Dawson ci conduce in una macchina del tempo anni ottanta, infondendo i tratti più notabili del decennio con un'aria di ipermodernità. È affermativo e sicuro, un brano pop perfettamente stagionato, una caratteristica che percorre l'intero album. Spostandosi tra pop, soul, alt rock e hip-hop con finezza e sfacciataggine, 'Rockabye Baby, Glimmer Of God' è ricco e fluido – un seguito raffinato e compatto del suo album più riuscito fino a oggi.

      8/10

      Testo: James Mellen

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