Il debutto da solista del frontman degli Years & Years, Olly Alexander, è senza dubbio un altro tour-de-force queer, una continuazione del suo lavoro su "Night Call" del 2022, ufficialmente l'ultimo album del trio. Questo disco concettuale - il cui nome deriva da un linguaggio in codice del XIX secolo usato dagli omosessuali - cattura un continuo pastiche di omosessualità clandestina, incanalato attraverso un'estetica anni '80 dei Pet Shop Boys, guidata dal synth e dall'elettropop cristallino che gli Years & Years hanno fatto proprio. Il disco presenta vignette di tensione sessuale, cruising, uomini "DL" non dichiarati, desiderio, estasi e intimità. Ma all'interno di questo squallido ventre di visione retrò (vedi la squallida "Shadow of Love"), spruzzi costanti del precedente alt-pop pepato e metallico di Olly (l'album "Archangel", prodotto da Danny L Harle) si amalgamano in un patchwork senza tempo e felice - una dicotomia rappresentata al meglio dal synthpop croccante che incontra la danza saccarina degli Steps di "Make Me A Man".A parte l'eccessivamente levigata, in stile scandipop, "Dizzy" (il singolo che ha fatto da apripista all'Eurovision 2024 del Regno Unito), ciò che è più interessante di "Polari" è che l'inclinazione di Olly per il massimalismo elettronico alternativo - un approccio stabilito dal suo precedente gruppo - fortunatamente non è andato perduto: si veda l'avanguardistico manifesto pop da camera della title track; la nervosa e nervosa "MYSM", con il suo bridge da kazoo; la parodia cartoonesca di "I Know"; o anche la ballata d'amore da far girare la testa "Heal You", che si adagia luminosa sopra erratici synth gutturali. 'Polari' è una prodezza di alt-pop incisivo che abbraccia la storia resiliente e immortale della comunità queer, incapsulando la seducente e informata arte di Olly Alexander come solista.
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Non sorprende che si tratti di un altro tour-de-force queer.