Un vivace lavoro solista di Jack Wolter dei Penelope Isles...
20 · 10 · 2025
Jack Wolter è in giro da un po'. Tre album dei Penelope Isles scritti e registrati con sua sorella Lily, per la precisione. Non sono mai stati una band di cui si parlasse ossessivamente, ma ogni album è stato un passo avanti rispetto al precedente, con brani ben scritti e un'ottima capacità musicale come tratto dominante. Ora Jack è andato da solo e ha pubblicato il suo album di debutto con il nome Cubzoa. Ho avuto la fortuna di vedere Cubzoa dal vivo alcune volte, e ogni volta è stata diversa. Le due più sorprendenti sono state al The Great Escape nel 2024 e nel 2025. La prima in una chiesa, con proiezioni animate meravigliose, insieme a chitarre, tastiere, archi e armonie da togliere il fiato. La seconda in una saletta di un pub: batteria, basso, chitarra e voce, che sventravano gli stessi brani suonati l'anno prima con grazia. Quindi, quando è stato annunciato ‘Unfold in the Sky’ non ero sicuro quale Cubzoa avremmo ottenuto. Per fortuna è da qualche parte nel mezzo.
L'album inizia con una voce parlata – “Non posso credere a quanto siamo arrivati lontano. E a quello che siamo riusciti a fare con i momenti della nostra vita” – che si innalza sopra gloriosi archi, che volano senza sforzo, leggeri e liberi. Poi compare una chitarra grottesca, che sghignazza attraverso una nebbia filigranata, per poi inclinarsi verso un delizioso dream-pop; le voci ascendenti di Wolter entrano in gioco e partiamo. Il brano si chiama ‘In 2 Worlds’, e questi due timbri di chitarra rappresentano questi mondi. Ascoltandolo, sembra che il dream-pop sia il tuo stato quotidiano normale, poi una foschia oscura prende il sopravvento e tutto diventa cupo e disperato. Momenti dopo, dopo un immaginario scossone della testa, torniamo a buoni rapporti. L'ultima terza parte del brano riesce a combinare i due elementi in modo da lasciare incerto il vincitore della lotta.
‘Choke’ è il brano successivo, e c’è un motivo per cui questo è stato il singolo di lancio dell’album. Wolter ha sempre avuto un grande orecchio per la melodia, e qui le melodie traboccano in ‘Choke’. Dal punto di vista lirico sembra una canzone su un incontro, una rottura e una riappacificazione. Alcuni dei versi migliori dell’album sono qui: “Pick flowers by the roadside / I’m picking them for you love / And when the push comes to shove / We can go beyond and above…” Sulle parole, le voci ondeggianti di Wolter fluttuano sopra melodie precise e delicate.
Il brano che spicca nell’album è ‘Barcelona’. Diversa da tutte le altre del disco, mette in mostra la crescita di Jack Wolter come autore. ‘Barcelona’ ha uno stile vérité. Ambientata, beh, a Barcellona al festival Primavera Sound del 2016, la canzone si apre con la frase “Subway strike in Barcelona” e poi Wolter ci accompagna attraverso quella che sembra una giornata, ma che potrebbero essere un paio di giorni, vedendo band come Thee Oh Sees, Deerhunter, PJ Harvey, Radiohead, ma la dipinge in modo tale da non sembrare tre minuti di modesta vanto. “We had a fight at PJ Harvey, Mainly ‘cus, well we were starving”, più avanti “You wanted front row, so we could dance to Radiohead. I took your hand, The sound was shit, They’re still our favourite band”. Come in tutte le sue migliori canzoni, il romanticismo del quotidiano rimane, prima di concludersi con la splendida frase: “We walked it home / It took an hour / Too hot to laugh, I took a shower”. È davvero divertente, arguto, confezionato in una orecchiabile canzone pop di tre minuti.
È notevole vedere quanto Jack Wolter sia cresciuto come cantautore da quando è emerso per la prima volta un decennio fa. Non si è mai tirato indietro dal pop; anzi, lo ha sempre abbracciato, ma qui lo maneggia come un vecchio professionista. L’album beneficia di questi tocchi. Spesso i cantautori chitarristici provano a scrivere pop, ma non ci riescono del tutto. Sembra che stiano deridendo il genere, o lo facciano con poca convinzione, e il risultato è piatto. ‘Unfold In The Sky’ funziona meglio quando Wolter lo abbraccia con entrambe le braccia, gli dà un abbraccio stretto e poi esce con esso per fare due chiacchiere, mangiare qualcosa e bere. Al cuore ‘Unfold In The Sky’ è un album sull’amore, la perdita e la redenzione. I brani sono orecchiabili e belli, ma ci sono venature di malinconia ovunque. Pur non suonando tutti identici al 100%, ci sono fili dei drammi domestici alla Scott Walker in essi. In ‘I’m Lost in You’ intona “I would love to follow you around, Mask all of the truth that tore us down” – è straziante ma rinvigorente. Questo è un album in cui perdersi. Perdersi cercando di districare i testi arguti. Perdersi nelle melodie e nei ritmi splendidi e perdersi nell’essere innamorati della musica.
8/10
Parole: Nick Roseblade
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Jack Wolter è in giro da un po' di tempo. Tre album dei Penelope Isles scritti e registrati con sua sorella Lily, in effetti. Non sono mai stati oggetto di hype.