Fez The Kid è uno studente della storia della jungle. Proveniente dalla scena elettronica emergente di Bristol, avendo partecipato a etichette come AKO Beatza e Meditator Music, il DJ/tecnico assimila consapevolmente l'approccio ibrido dei pionieri della musica jungle, puntando sulla componente tecnica e hardwired della creazione musicale.
Lanciato sull'incubatore di club Nia Archives, Up Ya Archives – la casa ufficiale della nuova generazione di junglisti – l'EP di Fez The Kid, «Body Mover», catalizza il passato rave e sound system mentre spinge avanti la tecnologia. Riconsiderando tecnica, struttura e sound, Fez crea un EP di cinque tracce che attraversa jungle, soca, footwork, hardcore e rave after-hours, arricchito da campionamenti vocali tagliati e modulati.
Sulla pubblicazione, Fez afferma:
«Il mio EP «Body Mover» mostra una combinazione di stili incentrati sulla vecchia scuola che ho sviluppato nell’ultimo anno. Ho cercato di unire nuove tecniche di produzione a metodi e suoni old school per creare una raccolta di brani sia orecchiabile che emotiva. Tutte e cinque le tracce hanno uno scopo preciso, con il brano intitolato «Body Mover» che si basa su un hook ragga e una linea di basso groove che volevo non solo pronta per il club, ma anche capace di farti alzare e ballare anche a casa.»
Per CLASH, Fez The Kid ha scavato negli archivi, selezionando sette tracce classiche di DnB che hanno influenzato il suo stile DJ e di produzione.
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Chameleon – Just Close Your Eyes And Listen (1995, Good Looking Records)
Per me, «Just Close Your Eyes And Listen» è una vera e propria masterclass in tensione e restrizione. Le pad sembrano respirare, e quando arrivano quegli stacchi, c’è il perfetto equilibrio tra energia ipnotica e morbidezza pronta per il club. Essendo abbastanza approfondito sull’hardware, adoro come questa traccia sembri allo stesso tempo grezza e raffinata; ogni componente si regge appena ai bordi, ma perfettamente. Lo spazio intenzionale nel mix ricorda perché spesso meno è di più; insegnando la dualità corretta tra pulizia e ruvidità. È una traccia che ti dice esattamente cosa fare: chiudi gli occhi e ascolta.
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System Ex – MindGames (Dub Mix) (1994, 3rd Eye Records)
Questo è un esempio paradigmatico della precedente scienza darkside di Photek. L’amen che risuona, la pressione sub minacciosa, il clash sonoro del dub con sirena laser contro l’effetto atmosferico all’arrivo. Una delle cose che adoro di questa traccia è come si riesca quasi a sentire i knob girare in tempo reale mentre risuonano le pause. È un esempio eccellente della anima e del sapore udibile che Photek è riuscito a catturare così perfettamente, rendendo questa una delle migliori tracce jungle di sempre per me.
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Gang Related And Mask – Bass Is Rollin’ (1995, Dope Dragon)
Parliamo di un vero e proprio statement: il basso sta rollando. Un po' allontanandosi dal lato più intelligente e pulito, questa traccia cattura una pura ruvidità con il livello perfetto di pause energetiche. Quel vocal prima del drop: «adios señor» è un campionamento così unico che si integra alla perfezione con la linea di basso che si sposta di un'ottava, creando un ciclo funk completo dove ogni shuffle si risponde alla linea di basso. Ciò che mi colpisce particolarmente di questa traccia è come le limitazioni dell’equalizzazione dell’hardware antico abbiano involontariamente creato tale calore e vitalità—qui non c’è nessuna freddezza di un DAW. Immagino che il bass sia stato spaccato attraverso un vecchio desk, i break stratificati su uno o più sampler, e poi remixati in tempo reale. È jungle che non urla, ma semplicemente scorre con fiducia.
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DJ Dextrous, Rude Boy Keith – Charged (1994, Suburban Base)
Una delle mie tracce Ragga jungle preferite di sempre, quel campionamento di «Warrior Charge» di Ashwad all’introduzione cattura tutto ciò che amo del genere. Quando quei break si combinano con il sub, mi fanno venire i brividi. I break sono così puliti ma si spezzano magnificamente, e i corni d’aria tagliano come un coltello caldo. Torno sempre a pensare a come sembri fatto con amore e istinto—scambiando floppy disk tra un Amiga e un S950. La struttura è semplice ma mai noiosa; funziona sempre. Un modello su come bilanciare l’energia di build-up e la musicalità.
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Tom & Jerry – Till The Morning ft. Little Red Riding Hood (1995, Tom & Jerry Records)
Non si può sottolineare abbastanza quanto Tom & Jerry abbiano evoluto il lato caldo e soul del jungle, con brani come «Maximum Style» tra i più riconoscibili di sempre. Tuttavia, questa traccia, a mio parere, cattura ancora meglio lo stile. La rielaborazione dell’intro di «Old time’s Sake» di Sweet Sable è qualcosa di molto raro anche oggi; ha qualcosa di super unico e speciale. È sciolta ma emotiva, come jazz trasmesso da una stazione pirata. Mi piacciono anche le imperfezioni perfette in tutto il pezzo, che dimostrano quanto siano riusciti a ottenere dal loro banco di mixaggio, come se avessero registrato in diretta con i fader in movimento. Cerco sempre di ricreare quel calore polveroso, troncato su vinile, e quell’energia da tape che questa traccia emana. Non cerca la perfezione, ma di suscitare qualcosa. E ci riesce davvero.
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Tech Itch – A Far Place (prodotta originariamente nel 1994, pubblicata nel 2019, Deep Jungle Records)
Originariamente prodotta nel 1994, ma pubblicata sulla leggendaria Deep Jungle Records nel 2019, questa uscita era molto attesa. È grezza, futuristica e piena di quell’urgenza del ’94—come se volesse liberarsi del suo tempo. «Tech Itch» è riuscita sempre a catturare un lato così oscuro e distinto del jungle, con i bass pitch bending che creano un groove famigerato che mantiene l’atmosfera inquietante. Sebbene il primo drop colpisca forte, per me la vera svolta è nel secondo, dove la traccia si dissolve in pad atmosferici di pura euforia, per poi tagliare dall’improvviso con un’incredibile voce femminile di grande carica emotiva che urla «yeah yeah». Quel drop nel dancefloor dà sempre un impulso al movimento.
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The Interrogator – Awareness (1995, Liftin’ Spirit Records)
Uscendo su una delle mie etichette old-school preferite, è difficile trovare un ascolto di Liftin’ Spirit che non colpisca nel segno. «Awareness» è un vero gioiello nascosto, che sembra quasi troppo avanti per il suo tempo. L’atmosfera è densa, i break sono frastagliati e il tono oscilla tra meditazione e scompiglio. È il tipo di traccia che ti fa desiderare di campionare il silenzio tra uno squillo e l’altro. Essendo un grande appassionato delle imperfezioni umane di vocal soulful in jungle e dei break spigolosi, «Awareness» si rivela un brano a cui torno spesso per ascolto, DJing e ispirazione.
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