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Dal sublime al ridicolo: Lady Gaga non lesina sforzi per la storica residency londinese del Mayhem Ball.

Dal sublime al ridicolo: Lady Gaga non lesina sforzi per la storica residency londinese del Mayhem Ball.

      Non capita spesso che gli spettacoli alla O2 siano eventi interamente seduti, ma entrando nella sala cavernosa si capisce subito perché lo sia questa sera. Lady Gaga non è mai stata del tipo a fare le cose a metà, e in questa sua ultima tournée — il tanto atteso Mayhem Ball — decide chiaramente di fare un passo in più per trasformare l’esperienza del concerto in un vero e proprio teatro. Mentre fuori, nei foyer, i chioschi di cibo e bevande diffondono hit tratte dalla sua vasta discografia, all'interno dell'arena l'atmosfera è del tutto più serena, con una colonna sonora di musica classica che fa da sfondo a un gigantesco video di Gaga, impegnata a scrivere uno scorrimento quasi infinito con un'enorme penna piumata. I fan si radunano vicino alla fine della sua passerella per fare selfie, dopo che una raffica di messaggi dai suoi Little Monsters è stata proiettata sullo schermo durante la fase di preparazione dello spettacolo, mentre altri prendono posto in costumi elaborati ispirati a ogni epoca della sua carriera; c'è un'euforia nell'aria. Il suo ingresso esagerato, dunque, si adatta perfettamente all'atmosfera febbrile. Nell'odierno mondo del perfezionismo curato e del micro-management estetico, quante pop star apparirebbero sul palco sospese in cima a una gabbia rivestita di tessuto rosso di velluto, che ricorda perlopiù un imponente porta rotoli di carta igienica? Non molte. E stasera, in tutta la sua gloria bombastica, è un'ulteriore prova che Gaga sarà sempre un'autentica originale.

      Come nelle tournée precedenti, il Mayhem Ball si basa liberamente su una trama che affiora e si ritira fino a diventare tangibile; la sua storia di due Regine in lotta, divisa in cinque atti dalle sfumature gotiche, si dipana per due ore e 31 canzoni. Accoppiando grandioso spettacolo e geniale camp, ogni sezione è piena di intermezzi di danza, oggetti di scena assurdi (una gigantesca sabbiera in cui si contorce insieme a uno scheletro, certo; un teschio più grande della vita che sembra apparire dal nulla ma ospita un'altra compagnia di ballerini, come potete immaginare), e diversi cambi d'abito, in quella che è una performance elegante e inebriante che sfiora il folle senza oltrepassarlo.

      Ma non sono solo gli effetti speciali a fare di Lady Gaga una star così straordinaria; è anche il suo rispetto per i fan e, a sua volta, il loro amore per ciascuna delle sue epoche finora. Mentre il recente album 'MAYHEM' prende prevedibilmente la maggior parte del tempo del set di stasera (e a buon diritto: è pieno zeppo di hit), qui non si rinuncia alla sua discografia più ampia. Brani tratti dal suo iconico album di debutto 'The Fame' e dai successivi 'The Fame Monster' e 'Born This Way' occupano un posto d'onore accanto al suo materiale più recente, mentre lei li fonde senza soluzione di continuità con i suoi pezzi più riflessivi degli ultimi anni ('Million Reasons' da Joanne; 'Shallow') per creare uno spettacolo radicato in ogni parte della sua storia musicale.

      È però il suo interludio al pianoforte, spogliato dagli orpelli, il più toccante questa sera: le sue versioni del brano del 2009 'Speechless' e dell'inno del 2011 che invoca la libertà 'Hair' forniscono un pugno emotivo allo stomaco verso la fine dello spettacolo. Per fortuna ci riporta rapidamente nel suo mondo di sublime assurdità quando emerge da una barella dopo un'operazione (opera di alcuni medici piuttosto inquietanti) con un paio di mani giganti e guizzanti — l'accessorio perfetto per il suo ultimo, travolgente trionfo con 'Bad Romance'. Non potrebbe essere più Gaga neanche se ci provasse.

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